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    Bentagoyhe , il re guanche di Tenerife che morì per una malattia a trasmissione sessuale

    Foto di Cristiano Collina

    Bentagoyhe, re guanche del Teide nonché padre di Betenjuí, ovvero colui che preferì suicidarsi nel 1483 pur di non arrendersi alle truppe castigliane, nel bel mezzo della conquista delle isole trovò la morte a causa di una malattia a trasmissione sessuale, evento che i cronisti di allora nascosero come epidemia, certi di gettare in cattiva luce i conquistadores.

    In realtà quella che venne registrata come una misteriosa epidemia, aveva ben altro fondamento e natura.

    Tra coloro che diffusero la notizia di epidemia in Europa fu il francese Verneau, che sostenne che il male che affliggeva le Canarie in realtà era presente ancor prima dell’arrivo dei conquistadores, giunto nell’Arcipelago a causa delle tante incursioni per mano di portoghesi, normanni, aragonesi e galiziani.

    In seguito rettificò le sue affermazioni chiedendo scusa.

    A studiare il caso di Bentagoyhe fu Juan Alvarez Delgado, storico e filologo canario che nel 1932 divenne professore di latino presso l’istituto di Santa Cruz de la Palma; egli sostenne la tesi della malattia a trasmissione sessuale di fronte ad un tribunale presieduto da Miguel de Unamuno.

    Per Delgado la parola epidemia o peste nei testi antichi era piuttosto frequente ma spesso fuorviante e non esplicativa dell’evento che in realtà stava accadendo, né tantomeno egli negò l’esistenza di una epidemia a Gran Canaria durante il secolo della conquista, durante il quale morì Bentagoyhe e molti altri indigeni.

    La realtà è che il re di Tenerife, a causa di atteggiamenti promiscui, si ammalò veramente di una malattia sessualmente trasmissibile, così come vera fu la presunta epidemia di cui parlarono gli storici, una particolare febbre aggressiva che venne portata sulle isole dai conquistadores.


    La combinazione di atteggiamenti promiscui degli indigeni con la febbre proveniente dal continente, e per la quale i guanches non potevano avere le dovute difese immunitarie, provocò la morte non solo del re di Tenerife Bentagoyhe, bensì di molti indigeni del posto, evento diffuso dai conquistadores come punizione divina nei confronti di un popolo privo di morale e di controllo.

    Vi è un ulteriore fatto da tenere in considerazione e riportato dagli storici del tempo, relativo ad una legge di infanticidio in vigore tra il 1450 e il 1470 che prevedeva l’uccisione delle figlie femmine e che portò ben presto a una carenza di donne in età da marito.

    Conseguenza naturale di questo fenomeno fu la promiscuità sessuale, per cui una donna spesso aveva 5 o più mariti.

    La popolazione dell’isola in breve tempo si ridusse di due terzi, benché qualcuno ammettesse poi che il calo demografico fu addirittura maggiore.

    In ogni caso a partire dal 1404 fino al 1450 la civiltà guanche subì un declino precipitoso fino a scomparire del tutto.

    Franco Leonardi

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