La Dirección General de Tráfico, a fronte dell’aumento del numero delle vittime degli incidenti stradali, ha recentemente deciso di ricorrere ad una campagna contenente immagini shock per sensibilizzare la comunità sull’importanza dell’attenzione e del rispetto delle norme di sicurezza alla guida.
Immagini forti, slogan che colpiscono (“quien vive o quien muere”) e hashtag che non hanno bisogno di grandi spiegazioni sui social, #VivoMuerto, gli espedienti utilizzati dalla DGT per scuotere i cittadini.
Del resto, come afferma Fernando Grande-Marlaska, Ministro degli Interni, la nuova campagna shock sicuramente ferirà la sensibilità di molte persone, soprattutto quelle che hanno subito una perdita in famiglia in seguito ad un incidente stradale, ma questo è un rischio che bisogna correre per rispondere con efficacia al continuo aumento dei morti sulle strade spagnole.
La realtà è terribile, sottolinea Grande-Marlaska, ma prevenire i rischi è doveroso e necessario e con questa campagna ci si auspica che aumenti la consapevolezza soprattutto tra i giovani, che spesso trovano la morte utilizzando il cellulare mentre sono alla guida o salendo in auto dopo aver esagerato con l’alcol.
Le immagini crude di feriti o di morti dopo un incidente, accompagnate dallo slogan Vivo o Muerto, devono poter mettere il cittadino di fronte ad una riflessione, affinché capisca che la mancanza di attenzione e di sicurezza alla guida può essere fatale.
Pur consapevoli delle critiche che possono generarsi di fronte alla spietatezza della campagna, è fondamentale che le persone affrontino il fatto che un incidente stradale può sempre accadere, anche quando non siamo noi a provocarlo.
E le conseguenze, nella maggior parte dei casi, sono irreparabili.
Dolore e immagini come evidenziati dalla campagna possono essere evitati con l’educazione, la consapevolezza e l’applicazione delle leggi, afferma il Ministro, convinto che la società debba giocoforza mobilitarsi contro la negligenza in fatto di sicurezza stradale degli ultimi anni.
La DGT, dopo 30 anni di campagne sul cosa significa mettersi al volante di un veicolo, non è nuova a slogan forti, basti ricordare quello degli inizi degli anni 90, quando si superarono i 5.000 morti annuali su strada, che con “Las imprudencias se pagan” accompagnò immagini piuttosto eloquenti.
E quella precisa campagna funzionò, come testimonia la decrescita del numero di vittime da incidenti negli anni successivi.
La ripresa di una strategia più incisiva è dovuta ai numeri degli ultimi 4 anni, che mostrano vittime in costante aumento e incidenti stradali sempre più frequenti.
Ecco quindi che lo spot che tutti hanno già cominciato a vedere, per altro progettato dalle associazioni di vittime di incidenti stradali, inizia chiedendo allo spettatore chi preferisce essere, se la vittima o il responsabile di un incidente, ovvero chi vive o chi muore.
Una voce fuori campo accompagna le immagini che scorrono e che mostrano tutte le fasi che seguono un incidente stradale provocato da uso di telefono cellulare, consumo di alcol o eccesso di velocità: la morte, nella sua tragedia, o la sopravvivenza, con conseguenze fisiche e psicologiche più o meno gravi.
Dal 2016 le distrazioni legate all’uso del cellulare alla guida, sono diventate la principale causa di incidenti mortali, seguite dall’eccesso di velocità e dal consumo di alcol.
Oltre alla campagna, che sarà diffusa dai media nazionali, regionali e su tutti i tipi di canali, ovvero televisione, radio, cinema, social network, stampa, manifesti e web, è stato realizzato un sito, www.vivoomuerto.dgt.es, dove l’utente potrà interagire e vedere a 360 gradi le conseguenze dei 3 comportamenti responsabili di incidenti stradali.
Roberto Trombini