Le Isole Canarie sono, insieme a Andalusia, Extremadura e Murcia, una delle regioni dove l’aumento del salario minimo interprofessionale (SMI) approvato dal PSOE e da Unidos Podemos, avrà il miglior impatto sui lavoratori.
Saranno infatti più di 110.000 occupati delle isole che vedranno aumentare i loro stipendi, visto che un 13,8% degli affiliati alla Seguridad Social usufruiranno della differenza contrattata come parte dell’accordo per il bilancio di Stato 2019.
Il 4,3% dei lavoratori dell’arcipelago, pari a circa 34.529 persone, attualmente percepisce un salario uguale o inferiore ai 735 euro al mese, che si porterà a 900 euro per effetto degli accordi di aumento.
La combinazione dei bassi salari e l’aumento degli affiliati della Seguridad Social, rendono quindi l’Arcipelago uno dei territori spagnoli dove più persone potranno beneficiare della misura che, stando ai calcoli del ministero delle Finanze, costerà allo Stato 340 milioni di euro.
I dati, che derivano da un recente articolo pubblicato dagli economisti della FEDEA, sottolineano anche che un ipotetico aumento di salario fino a 1.000 euro nel 2020, contemplato negli aumenti minimi previsti dalla convenzione, comporterebbe una copertura vicina al quinto della popolazione occupata dell’Arcipelago pari al 19,6%, del 19,1% di quella dell’Extremadura e del 14,6% di quella dell’Andalusia.
In generale quindi solo Andalusia e Castilla La Mancha superano in termini assoluti la percentuale di persone che sopravvive con meno di 735 euro al mese, confermando il fatto che la mappa della precarietà lavorativa si acuisce al sud, rivelando quella frontiera inamovibile tra la Spagna povera e quella ricca.
I Paesi Baschi e Navarra sono tra le regioni nelle quali il salario minimo ha un impatto minore sul mercato del lavoro, mentre in tutta la nazione il 7,6% dei lavoratori guadagna 900 euro o meno, vale a dire 1,43 milioni di potenziali beneficiari dell’aumento.
Giandomenico Mucci
