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    Ritratto di 4 isolani coraggiosi, eroici e istrionici

    Arcipelago delle Canarie, fucina di bellezze e curiosità, leggende e misteri, ma soprattutto terra di personaggi singolari, il cui ritratto, talvolta al limite della credibilità, non manca di stupire e affascinare.

    Ad esempio la storia del gomero Pedro Aguaciche, sconosciuta alla maggior parte dei canari, è attraversata da incredibili vicissitudini; l’aneddoto più significativo che lo riguarda è degno di un numero di Houdini o di Copperfield, illusionisti esperti in sparizioni e fughe.

    A quanto pare Aguaciche venne imprigionato a Las Palmas il 20 novembre del 1488, insieme ad altri gomeri, per ordine del sanguinario Pedro de Vera, come uno tra i responsabili della morte di Hernán Peraza.

    Appena prima del tramonto, Aguaciche venne preso, insieme ad altri 8 prigionieri, per essere condotto al luogo dell’impiccagione ma il destino volle che, miracolosamente, egli sopravvisse all’esecuzione.

    De Vera decise così di imbarcarlo su una caravella e di gettarlo in mare aperto, legato mani e piedi e con un peso al collo che lo trascinasse a fondo; enorme fu lo stupore quando, una volta gettato il gomero al largo e rientrati al molo, gli uomini di De Vera videro Aguaciche sano e salvo.

    Come si fosse liberato rimase un mistero ma De Vera non si rassegnò di fronte alle abilità dell’uomo, rinchiudendolo di nuovo in cella e fissando per la mattina seguente un nuovo appuntamento con la morte.

    Egli ordinò infatti a Juan de San Juan, capitano di un’imbarcazione, di riportare Aguaciche in mare aperto, più al largo della prima volta, di legarlo accuratamente mani e piedi, di legargli un peso al collo e quindi, alla sua attenta presenza, di gettarlo in acqua.


    Ma Aguaciche, il giorno dopo la sua presunta terza morte, si ripresentò di nuovo a De Vera, declamando la propria innocenza; quando il carnefice gli chiese come avesse fatto a liberarsi, egli rispose che, una volta in acqua, vide una donna vestita di bianco avvicinarsi accompagnata da due luci. Appena gli fu vicina, il mare scomparve ed egli si trovò sul molo sano e salvo.

    I testi dell’epoca raccontano che alla fine De Vera finì per credere al gomero, liberandolo da ogni accusa e risparmiandogli la vita.

    Miracolo o destino? Di certo gli storici sono propensi ad attribuire ad Aguaciche un’incredibile abilità nella magia e nell’arte del liberarsi dalle corde.

    Un ritratto altrettanto affascinante è quello che riguarda Gaspar Fernández, soprannominato lo Schindler dei Guanches e noto grazie al ricercatore Fernando Hernández e allo storico Gabriel Betancor Quintana che ne ricostruì meticolosamente le gesta.

    Fernández era un guanche che godeva di grande stima e rispetto, oltre che di grandi privilegi ottenuti grazie a quanto fece per i propri fratelli.

    Erano tempi in cui, dopo il completamento della Conquista de Tenerife, i guanches furono oggetto di schiavitù e oppressione; alcuni di essi sopravvissero nascosti in alcune regioni rupestri di Tenerife, mentre altri si convertirono alla nuova fede, con rassegnazione, secondo alcuni storici, o per un profondo pragmatismo, secondo altri.

    La presenza di Gaspar in quei tempi difficili, ovvero tra il 1500 e il 1525, è registrata in circa un centinaio di documenti dell’epoca che testimoniano come egli e i suoi fratelli, dopo aver avviato un florido commercio nell’allevamento di bestiame, distribuzione di tessuti, acquisto e scambio di schiavi, vendita di cereali tra Tenerife e La Palma, assunsero un numero sorprendente di Guanches come lavoratori, servi e persone di fiducia, salvandoli di fatto da morte certa.

    Tutte le attività economiche che egli riuscì a realizzare ebbero come unico comune denominatore il sostegno alla popolazione di cui egli stesso faceva parte, civiltà per la quale generò ritorni economici importanti che si tradussero, per molti Guanches, in riscatti della propria libertà.

    E benché molti dei soldi arrivassero non solo dalla vendita del bestiame e delle granaglie, ma anche dal commercio di altri schiavi neri e moreschi, Gaspar precorse ciò che fece molto tempo dopo il più famoso Oskar Schindler con gli ebrei.

    di Ilaria Vitali

     

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