Dopo anni di crescita ininterrotta, le aspettative degli imprenditori canari hanno iniziato a raffreddarsi, minando l’ottimismo di un Arcipelago che, da alcuni mesi, ha già iniziato a percepire il rallentamento del settore fondamentale della sua economia, il turismo, attraverso un preoccupante calo della domanda.
Non è un caso quindi che l’indice di fiducia delle imprese relativo all’inizio del 2019 sia inferiore alla media nazionale, con un calo del 2,9% rispetto al complessivo del Paese pari all’1%, una percentuale che rappresenta il dato più basso per le isole dal 2013.
Gli esperti sostengono che questi numeri non siano allarmanti, bensì espressione di una fisiologica moderazione dopo la fase espansiva che ha raggiunto il suo culmine alla fine del 2017.
I fattori che influenzano maggiormente questa situazione sono un indebolimento della domanda, sia interna che esterna, e la normalizzazione del comparto del turismo, dopo il boom degli scorsi anni, con il conseguente impatto sugli altri settori dell’economia.
A precisare tutto questo è il presidente della Camera di Commercio di Santa Cruz de Tenerife, Santiago Sesé, durante la presentazione dei risultati dell’indicatore elaborato dagli istituti di statistica nazionale, INE, e regionale, Istac.
Il dirigente ha esortato sia il settore pubblico che quello privato ad adottare misure idonee per affrontare lo scenario di decrescita che questi dati sembrano paventare per il 2019, raccomandando nel contempo alle aziende di scommettere sulla formazione, sulla digitalizzazione, sul miglioramento della gestione e sulla ricerca di partner strategici, al fine di poter proiettare le rispettive attività sull’intera regione, quale step preliminare verso l’internazionalizzazione.
Circa le amministrazioni, Sesé ha insistito sui messaggi che, non sempre con tono propositivo, sono stati inviati in varie occasioni: ridurre il ginepraio burocratico che rallenta o scoraggia gli investimenti, adottare piani di emergenza ancora prima dell’avvento di una Brexit pesante, sviluppare energie alternative e concretizzare con urgenza tutti gli accordi pendenti con lo Stato.
Riguardo a quest’ultima azione, il presidente della Camera di Commercio ha precisato che trattasi nello specifico di operazioni volte a favorire il rilancio dell’economia nel suo complesso, rendendola meno dipendente dal turismo mediante il consolidamento di settori in ripresa quale ad esempio quello edile.
L’edilizia è per l’appunto l’unico ambito in cui si registra un aumento del livello di fiducia già a inizio anno, che, seppure lieve con il suo 1%, è comunque positivo rispetto al calo di settori strettamente legati al turismo, come quello dei trasporti e dell’ospitalità.
Sesé ha poi affermato che la salvaguardia dell’occupazione in questo momento dipenderà proprio dal comportamento del settore turistico, già protagonista, nel passato, di un significativo effetto trainante.
Il numero di visitatori perso non è così drammatico, ha sottolineato poi il presidente, benché esorti a prestare attenzione per il prossimo futuro, considerando che sebbene nessun settore sarà in grado di sostituirsi a quello turistico, potrà in ogni caso compensare in parte l’eventuale gap occupazionale.
Il 13,9% dei gestori degli stabilimenti ricettivi consultati, si mostra ottimista circa l’andamento della propria attività nel primo trimestre dell’anno, tra il 59,7% e il 64,4% ritiene che l’andamento sarà normale, mentre a essere pessimisti è il 21,7% (con un aumento del 3,2% rispetto al trimestre precedente).
Le isole con spiccata vocazione per il turismo, e quindi quelle che hanno registrato un incremento nella creazione di posti di lavoro, sono quelle che mostrano un più evidente calo di fiducia, anche se Tenerife e Gran Canaria risultano le meno colpite dal fenomeno, cosa che il direttore generale della Camera di Commercio di Santa Cruz, Lola Pérez, attribuisce alla maggior diversificazione della struttura economica.
Ilaria Vitali