Il timore di un’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Unione Europea il prossimo 31 ottobre fa scattare allarmi e congetture sulle conseguenze per il futuro dell’economia dell’Arcipelago.
L’uscita regolata del Regno Unito dall’Unione Europea è già un danno grave, se si sbattesse la porta ci sarebbero conseguenze ancora più dolorose per tutti.
Un’uscita senza piani di adattamento distruggerebbe più di 1,7 milioni di posti di lavoro nelle altre nazioni del blocco UE (350.000, se si trovasse l’accordo).
In Spagna, comprese le Isole Canarie, verrebbero messi a rischio 70.000 posti di lavoro. Con un aumento delle tariffe e delle restrizioni di viaggio, il commercio e il turismo sarebbero in ogni caso i settori più danneggiati. Anche l’impatto sull’agricoltura delle Isole non sarebbe trascurabile. Il settore economico più colpito sarà quello dei pomodori e dei cetrioli.
Secondo le statistiche dell’ufficio del registro al 1° gennaio 2019, nelle Isole Canarie risiedono 25.521 britannici: 12.926 nella provincia di Santa Cruz de Tenerife e 12.595 nella provincia di Las Palmas.
Di contro, circa 3.000 isolani vivono nel Regno Unito. Le cifre parlano da sole.
Un rapporto del governo britannico redatto durante il mandato di Theresa May rivela che una Brexit senza accordo porterebbe il caos nel Regno Unito. Nell’attraversamento tra La Linea de La Concepcion e Gibilterra ci sarebbero ritardi fino a quattro ore.
Nell’operazione denominata “Yellow hammer”, si delineano i probabili scenari di un addio senza accordo il 31 ottobre: l’istituzione di una frontiera in Irlanda del Nord, una riduzione dei prodotti alimentari freschi, un aumento del prezzo dei prodotti, una carenza di medicinali, caos doganale (tra il 50 e l’85 % dei camion che attraversano la Manica non potranno raggiungere la Francia).
La May ha promesso più di 4.000 milioni di sterline per preparare la Brexit.
A questo importo, Boris Johnson ha aggiunto altri 2.000 milioni.
Si tratta di assumere altri 500 agenti di frontiera, consolidare le infrastrutture portuali, gestire le interruzioni del traffico nel Kent (una contea al confine con la Manica), assicurare la fornitura di medicinali, informazioni e propaganda. Tre commissioni sostituiscono il comitato di uscita dall’UE creato dalla May.
Nell’ottobre 2016, le Isole Canarie hanno istituito un gruppo di studio per valutare l’impatto della Brexit sull’economia regionale.
Il documento aggiornato il 22 maggio 2019 afferma che l’impatto maggiore sul settore turistico sarà nelle vendite alle imprese britanniche con sede nelle Isole Canarie (-6,8%), Baleari (-5,6%), costa levantina (Regione di Murcia, -4,7%, e Comunità Valenciana, -4,3%) e Andalusia (-4,6%).
La proroga concessa dalla Comunità Europea in aprile ha evitato un effetto negativo in Spagna di circa 1.436 milioni di euro e un calo dell’1,1% nel turismo nel 2019, ma la minaccia è di nuovo dietro l’angolo.
Tra gli effetti sull’economia delle Isole, il Governo delle Canarie ha analizzato dati come la bilancia commerciale, l’acquisto di beni immobili, gli investimenti esteri, il bilancio comunitario e lo scambio di studenti.
Nel 2015, le esportazioni di ortaggi nel Regno Unito hanno rappresentato il 52% del totale.
I britannici rappresentano il 31% della spesa turistica globale nelle isole (3% del PIL regionale), per cui una diminuzione del loro potere d’acquisto si rifletterebbe nei consumi e nella durata del soggiorno.
Il 27% degli acquirenti di case nelle Isole Canarie sono cittadini del Regno Unito. Un deprezzamento della sterlina avrebbe ripercussioni su questo segmento di acquisti e anche sul ritorno nelle Isole di questa percentuale di britannici poiché la maggior parte di loro sono pensionati.
La Gran Bretagna è anche il paese europeo – esclusa la Spagna- con il maggior numero di canari residenti, che potrebbero avere problemi con i permessi di lavoro e di soggiorno.
L’ex ministro dell’Economia, Pedro Ortega, ha avvertito che la capacità delle Isole Canarie è esigua, dato che gran parte del controllo delle variabili più rilevanti, come la politica commerciale, le tariffe e il tasso di cambio sono gestiti da istituzioni sovranazionali.
Tuttavia, l’ex ministro durante un’apparizione parlamentare, ha sostenuto l’adozione di misure eccezionali promosse dalla Comunità Autonoma come regione ultra-periferica e ha raccomandato la massima cautela in questo momento.
Nel 2018, le esportazioni agricole verso il Regno Unito sono diminuite. Le esportazioni di pomodoro sono state ridotte del 6,2% in valore e del 6,5% in peso. Il calo dei cetrioli è stato del 19,2% (valore) e del 16,6% (peso).
I prezzi del pomodoro sono aumentati dello 0,4% in termini unitari (valore/peso), mentre i prezzi del cetriolo sono diminuiti del 3,1%. Per quanto riguarda le importazioni, le patate sono aumentate del 14,3% in valore e sono diminuite del 2,0% in peso. I prezzi sono aumentati del 16,7%.
Questa è la situazione.