Si chiama tellurio ed è il numero 52 della tavola periodica degli elementi.
Le acque spagnole vicino alle Isole Canarie sono molto ricche di questo materiale.
Con tellurio, ad esempio, l’installazione di pannelli solari e la connettività dei telefoni cellulari saranno più economiche.
Nell’aprile 2017, scienziati britannici hanno confermato che il livello di tellurio nel territorio delle acque della Spagna, a sud delle Isole Canarie, è “incredibilmente ricco” dopo aver condotto sondaggi per rilevare la posizione del tellurio.
Ricercatori britannici hanno trovato e crittografato le quantità di tellurio nel territorio chiamato Tropic, che fa parte di una catena di monti sottomarini chiamati Bimbache, The Paps ed Echo, tra le altre quote minori situate, che appartengono alla Spagna perché integrano la stessa regione vulcanica delle Isole Canarie.
È la base giuridica per ottenere l’estensione naturale delle acque territoriali prevista dall’articolo 76 della Convenzione delle Nazioni Unite sul mare.
Prima dell’arrivo degli inglesi, la Spagna ha lavorato per controllare un’area marina che non è solo ricca di pesca ma anche di giacimenti minerari.
Il minerale trovato nelle Isole Canarie sarà molto importante quando, nel 2050, la domanda globale di elettricità può raggiungere i 30 terawatt (TW), secondo i dati del Forum di Davos.
Gli inglesi hanno indicato che le concentrazioni di questo minerale sono 50.000 volte superiori ai depositi attualmente esistenti in tutto il pianeta.
Oltre ai pannelli solari del futuro, il tellurio viene utilizzato per il rivestimento di turbine eoliche marine e per l’elettronica nella telefonia mobile, tra gli altri.
In termini comprensibili, è possibile estrarre 2.670 tonnellate di tellurio dalle Isole Canarie
Per quanto riguarda le manifestazioni del Marocco sui suoi diritti sul territorio che contiene questo minerale, il governo spagnolo di recente costituzione si è recato in Marocco per affrontare la situazione, pronto a negoziare un accordo.
Il Marocco utilizza le acque del Sahara occidentale per poter aspirare al Tropic quando le Nazioni Unite – la stessa istituzione da cui è governato lo stesso paese del Maghreb per espandere il suo confine con la Convenzione del Mare – non riconoscono questo territorio come una provincia del Marocco, ma come un «Territorio in attesa di decolonizzazione».
Senza quel territorio non raggiungono le 350 miglia per sfruttare le risorse minerarie che si trovano sotto l’Oceano Atlantico.
I governi della Spagna e del Regno del Marocco, a partire dal gennaio 2020, hanno concordato che la nuova delimitazione dell’acqua dovrebbe essere risolta “attraverso il dialogo” e “senza decisioni unilaterali” per evitare uno scontro di interessi.
Maria Elisa Ursino