Tutto inizia da Alexander Von Humboldt, il grande esploratore, geografo e botanico tedesco, che nel 1807 scrisse un trattato naturalistico “Narrativa personale di un viaggio verso le regioni equinoziali di un nuovo continente”.
Il libro descrive anche il Teide in maniera affascinante e questo impressionò enormemente Darwin tanto da rileggere il trattato così tante volte da diventarne un’ossessione; in una sua lettera scrisse: “..non sarò più tranquillo fino a quando non potrò vedere il picco di Teneriffe e il grande albero del Drago… Sto lavorando regolarmente per imparare lo spagnolo e studiando la storia della natura dell’arcipelago…”
Humboldt, per ciò che riguarda l’albero del Drago, scrive nel suo trattato: “… fummo impressionati dalle sue enormi dimensioni. La sua altezza sembra attorno ai 50 o 60 piedi, la circonferenza alla base del tronco circa 45 piedi… il tronco ha un gran numero di rami, che si elevano a formare un candelabro, e terminano con ciuffi di foglie. Il Drago produce ogni anno fiori e frutti. Come aspetto richiama alla mente l’eterna giovinezza della Natura che è inesauribile sorgente di cambiamento e di vita…”, e queste parole hanno sicuramente avuto una forte influenza su Darwin.
L’albero descritto e raffigurato nel libro di Humboldt era il Grande Drago di La Orotava, che cresceva nel Giardino dei Franchy. Purtroppo nel 1867 una tempesta abbatté questo spettacolare esemplare.
Per i Guanci, le popolazioni indigene delle Isole Canarie, l’albero di La Orotava possedeva proprietà magiche; il suo tronco era un punto di riferimento per le riunioni druidiche delle tribù dell’isola.
Il nome “Drago” è forse dovuto al fatto che quando la corteccia o le foglie vengono recise, secernono una resina che ossidandosi diventa rossastra come “sangue di drago”.
Charles Darwin, sempre più entusiasta per le lontane isole vulcaniche con quelle “strane piante e la brillante luce dei tropici”, venne consigliato da Henslow, un botanico che fu anche mentore dello stesso Darwin, di unirsi al viaggio del brigantino Beagle, adibito a spedizione scientifica, agli ordini del Capitano FitzRoy.
Questo sarebbe infatti salpato per il giro del mondo dove avrebbe anche toccato, come prima tappa, Tenerife.
Il viaggio del Beagle, tra il dicembre 1831 e l’ottobre 1836, fu la seconda spedizione esplorativa compiuta con il brigantino dove attraversò l’Oceano Atlantico, compì dettagliate rilevazioni idrografiche lungo le coste della parte meridionale del Sud America, poi passò l’Oceano Pacifico, raggiunse Tahiti e l’Australia per poi concludere la circumnavigazione del globo.
La spedizione era inizialmente pianificata per durare due anni, ma in realtà ne furono impiegati ben cinque.
Charles Darwin vi prese dunque parte.
Il 5 gennaio 1832 Darwin scrive sul suo diario: “… alla mezza del prossimo giorno arriveremo a 100 miglia da Tenerife, la giornata è meravigliosa e l’aria è dolce e calda; qualcosa di simile a una giornata di primavera in Inghilterra”.
Il giorno seguente la nave era finalmente in vista di Tenerife.
Dal brigantino Darwin annota ancora sul suo diario: “Tutto ha un aspetto meraviglioso. I colori sono così ricchi e morbidi. Il picco del Teide, ricoperto dalla neve si è appena liberato delle nuvole. Si inalza nel cielo due volte più alto di quanto io avessi sognato. Un denso banco di nuvole separa completamente la cima nevosa dalla sua base irregolare. Le case sono colorate di bianco, giallo e rosso, e come sfondo hanno la scura roccia vulcanica; le macchie di vegetazione sono verde scuro e le chiese in stile orientale”.
Darwin però, sfortunatamente, non era destinato a posare il piede su quella terra che chiamava “l’oggetto della mia ambizione lungamente desiderato”.
Cos’era successo?
Ce lo dice lui stesso leggendo il suo diario: “O infelicità, infelicità, stavamo preparandoci a calare l’ancora a mezzo miglio da Santa Cruz, quando una barca si avvicinò, portando la nostra sentenza di morte. Il console dell’isola dichiarò che dovevamo rispettare una rigorosa quarantena di dodici giorni”.
Al Beagle fu richiesta la quarantena a causa di un colera scoppiato in Inghilterra e che imperversava in Europa in quegli anni.
Il capitano FitzRoy però non volle permettere che la sua nave e il suo equipaggio languissero alla fonda per dodici inutili giorni, dunque ordinò di alzare le vele e fare subito rotta per le Isole di Capo Verde!
Darwin scrisse ancora: “… abbiamo lasciato uno dei posti più interessanti al mondo, proprio quando eravamo abbastanza vicini dove ogni cosa crea, senza poterla soddisfare, la massima curiosità”.
Salpata la nave, percorse poche miglia, scrisse ancora: “Al mattino la più meravigliosa delle viste si parò davanti a noi: il sole sorgeva dietro Gran Canaria e delineava Teneriffe con la sua sagoma tormentata, ancora grigia per la rugiada mattutina e dopo che alcune nuvole avevano fluttuato oltre l’isola, il picco nevoso si poté vedere in tutta la sua grandezza mentre il sole saliva e illuminava questa massiccia piramide che si stagliava contro il cielo blu”.
La nave dunque non poté sostare a Tenerife, dove Darwin aveva pianificato di studiarne le specie di cui aveva letto.
Più tardi scrisse ancora: “Non posso fare a meno di dispiacermi dell’impossibilità di sostare a Teneriffe”.
La mancata visita di Darwin all’isola è sicuramente stata una grande perdita per la Scienza.
Se Darwin fosse sbarcato sull’isola forse i “Lagartos”, le grosse lucertole delle Canarie, sarebbero ora un mito dell’evoluzione.
Andrea Maino
Immagini:
– Charles Darwin a Capo Verde
– Jardines y casa de Franchy en La Orotava. Simón Cattoir e C. de Freudenberg. 1770.
(NB –nda- : di questo Drago vi do 2 immagini in jpg ma solo la più piccola, giallina, è dell’incisore descritto, l’altra non so chi l’ha fatta)