Pubblicato il 5 maggio 2020, nella seduta n. 213
FAZZOLARI , CALANDRINI , LA PIETRA , RAUTI , DE BERTOLDI , URSO , ZAFFINI , TOTARO , PETRENGA – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. –
Premesso che:
numerose e autorevoli fonti stampa portano oggi all’attenzione le gravi difficoltà che, in questa fase di emergenza determinata dalla pandemia da COVID-19, stanno interessando decine migliaia di nostri connazionali che attualmente sarebbero di fatto «bloccati» all’estero e nell’impossibilità di rientrare in Italia;
una situazione determinata in moltissimi casi dall’eccessivo e per molti inaccessibile costo dei biglietti aerei applicati dalle compagnie per le tratte intercontinentali che, in questa fase, sarebbe triplicato pressoché ovunque;
secondo quanto riportato dal quotidiano “la Repubblica”, la situazione interesserebbe circa 8.000 italiani bloccati in vari Paesi;
secondo la testata «La Nuova Bussola Quotidiana», inoltre, 400 connazionali sarebbero attualmente in questa situazione solamente in Argentina, e tra di essi, vi sarebbero anziani, donne in stato di gravidanza, genitori separati da figli oltre a molte persone che non hanno sufficienti mezzi materiali per prolungare la permanenza all’estero, mentre i biglietti aerei dell’ultimo volo partito da Buenos Aires e diretto a Roma sarebbero stati venduti al prezzo di euro 1.881 a persona;
simili situazioni si registrano inoltre in Messico, Bolivia e numerosi altri Paesi dell’America Latina, dove i prezzi proposti ai nostri connazionali per il rientro in Italia dalle compagnie aeree vanno dagli euro 2.000 ai 9.000 e dove peraltro, secondo alcune testimonianze, le ambasciate del luogo non danno risposte risolutive, ma anzi spesso disorientanti, continuando a garantire voli, ma a prezzi esorbitanti ed eccessivi;
proprio al fine di fornire adeguati strumenti di supporto finanziario e organizzativo alle operazioni di rimpatrio, la Commissione europea annunciava come già dal 23 marzo fosse operativo il Meccanismo europeo di protezione civile, con un programma di supporto agli Stati membri dell’Unione nelle operazioni di rimpatrio dei propri cittadini bloccati all’estero a causa del crescente numero di restrizioni disposte a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 nei Paesi terzi;
nello stesso comunicato, la Commissione elencava una serie di Paesi che stavano ricorrendo a tale meccanismo in misura significativa: Belgio (con 223 cittadini rimpatriati dalla Tunisia), Germania, con continui voli organizzati per rimpatri da diversi Paesi terzi, e ancora Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca e Polonia;
dall’ultimo report mensile pubblicato dalla stessa Commissione europea, aggiornato al 30 aprile 2020, si apprende che i cittadini italiani rimpatriati mediante tale meccanismo, sarebbero 1.133, a fronte dei ben 32.280 rimpatriati dalla Germania;
ma c’è di più: guardando più attentamente alla ripartizione delle risorse attivate tramite il Meccanismo europeo di protezione civile, dai dati ufficiali emerge come su un totale di 56.219 cittadini europei rimpatriati, il 57,4 per cento sono tedeschi (32.280 cittadini tedeschi), il 42,6 per cento sono cittadini degli altri 25 Stati membri (23.939);
balza inoltre agli occhi come l’unico volo diretto organizzato dall’Italia sia quello dello scorso 21 febbraio da Tokyo, con a bordo 37 connazionali italiani e 1 solo passeggero di diversa nazionalità, mentre gli altri nostri connazionali ad oggi rimpatriati sono invece rientrati usufruendo dei voli organizzati da altri Stati;
a fronte del persistere della problematica che coinvolge ancora migliaia di italiani letteralmente bloccati all’estero, ed impossibilitati a rientrare anche per l’esorbitante lievitazione dei costi dei biglietti proposti dalle compagnie aeree, nonché alla luce dei dati diramati dalla Commissione europea in ordine al ricorso e alla ripartizione dei voli di rimpatrio da parte dei vari Stati membri al Meccanismo europeo di protezione civile (peraltro con evidenti sperequazioni tra gli Stati membri e tra il numero di cittadini rimpatriati) appare necessario acquisire con urgenza maggiori dettagli in ordine alla strategia di protezione sociale dei nostri connazionali messa in campo dal Ministro in indirizzo e alle ragioni della persistenza di tale grave problematica;
l’interrogante sottolinea la necessità, in questa delicatissima fase in cui ogni comparto della società della Nazione corre rischi gravissimi sotto i molteplici profili, sanitario, economico e sociale, a che ciascun Ministero nell’ambito delle rispettive competenze e delle proprie funzioni si attivi strenuamente al fine di non abbandonare alcun cittadino italiano, ricorrendo ad ogni strumento disponibile e anche a quelle forme di cooperazione europea delle quali però, anche in questa occasione, gli Stati membri sembrano beneficiare in modo fortemente sperequativo e iniquo, e sistematicamente, a grande vantaggio della Germania,
si chiede di sapere:
quali tempestivi interventi di protezione sociale il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di consentire a tutti i nostri connazionali, attualmente bloccati all’estero o impossibilitati al rientro in Patria per effetto della esorbitante lievitazione di costi dei biglietti aerei proposti dalle compagnie aeree, di rientrare al più presto in Italia in sicurezza;
quali siano le ragioni per le quali il Ministro, data la persistenza della problematica che interessa migliaia di cittadini italiani all’estero esposti a gravissimi rischi sociali, economici e sanitari, non si sia attivato con forza per sollecitare un maggiore ricorso al Meccanismo europeo di protezione civile e al relativo programma europeo di rimpatri, come dimostrano i numeri di cittadini di vari Stati membri rimpatriati mediante tale meccanismo con forti sperequazioni ad evidente, preponderante e difficilmente giustificabile vantaggio e primato della Germania.