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    Intervista a Carl Honoré

    Prima del coronavirus l’uomo era già contagiato da un altro virus, il virus della fretta!

    Io avevo una fantasia, quella di essere come Flash per muovermi velocemente, perché la vita è breve. Oggi sarebbe impossibile, devo cambiare le scarpe e indossare la mascherina per andare via! Ho scoperto nel Cilento un Comune dove 300 centenari vivono una vita attiva e anche alcuni lavorano; certamente questi giovanotti non vivono la frenetica vita moderna. La quarantena è un ottimo momento per riflettere, è l’opportunità per diventare degli esseri umani migliori. Però dobbiamo avere il coraggio di farlo.

    Qualche giorno fa ho conosciuto Carl Honoré “padre” del movimento Slow Life. È laureato in Storia e Filologia Italiana presso l’Università di Edimburgo. Ha lavorato con i bambini di strada in Brasile. Giornalista in media internazionali, scrittore, docente. Un ringraziamento a Carl per aver accettato gentilmente di rispondere a queste domande. Le sue risposte sono ricche, è meglio leggerle in “modo Slow” e, come se fossero un vino DOCG lasciarle decantare.

    D: Cosa significa Slow Life e come sei arrivato a questo concetto?

    CH: Quando abbiamo il piede che spinge sull’acceleratore, ci vuole uno shock che ci faccia capire che abbiamo dimenticato come rallentare e che questo ci sta facendo davvero male. Il mio shock è arrivato quando ho iniziato a leggere le favole della buonanotte a mio figlio, andavo nella sua camera da letto e leggevo velocemente Biancaneve, cercavo di saltare una riga qui, un paragrafo lì. Ma questi trucchi non hanno funzionato perché mio figlio conosceva le storie. Così diceva: “Perché ci sono solo tre nani nella storia stasera? Cos’è successo a Brontolo?”

    È stato allora che ho deciso che dovevo cambiare. Così ho iniziato un viaggio intorno al mondo, ho visto che molte persone stanno rallentando, al contrario di quello che si dice, cioè che se rallenti sei pigro, noioso e improduttivo. Se rallentiamo nei momenti giusti, possiamo lavorare meglio, giocare meglio, vivere meglio. Non sono un fondamentalista della lentezza, io amo la velocità! Sappiamo tutti che a volte è meglio essere più veloci. Ma altre volte, più lento è meglio.


    La rivista The Economist dice: “Dimenticate le accelerazioni frenetiche. Padroneggiare l’orologio degli affari significa scegliere quando essere veloci e quando essere lenti.” Lento con la L maiuscola significa fare le cose alla giusta velocità. È in definitiva uno stato d’animo: la qualità prima della quantità. Essere consapevoli, presenti nel momento. Vivere i minuti e i secondi invece di contarli. Fare tutto non il più veloce  possibile, ma al meglio possibile.

    D: Lavorare sotto pressione non è buono, quali sono gli effetti?

    CH: Molti studi dimostrano che quando siamo costantemente affrettati, commettiamo più errori e siamo meno creativi. Facciamo fatica ad ascoltare e a legare con i nostri colleghi. Non riusciamo a vedere il quadro generale né a contemplare il lungo termine. Ecco perché le aziende lungimiranti sono alla ricerca di modi per aiutare il loro personale a rallentare. Dando loro più controllo sui propri orari in modo che possano lavorare al loro ritmo, accelerando e decelerando quando gli fa comodo. Limitando l’orario di lavoro. Lasciando che i dipendenti si disconnettano dai telefoni e dalle caselle di posta elettronica. O creando spazi tranquilli per fare yoga, massaggi o anche un breve pisolino durante la giornata lavorativa. Il boom della meditazione e della consapevolezza nel mondo aziendale, è un altro segno che gli affari  si stanno risvegliando al potere e alla saggezza del rallentamento.

    Commento: Concordo, ma questo richiede dei funzionari responsabili e che assumano un vero impegno con la impresa.

    D: La filosofia Slow può contribuire all’educazione formale?

    CH: Certamente! Ecco perché le scuole di tutto il mondo stanno abbracciando l’idea di rallentare l’istruzione. L’apprendimento è tutta una questione di ritmo e di tempi. I bambini devono affrontare le sfide accademiche secondo il loro sviluppo per poterle superare al meglio. E devono avere abbastanza tempo per elaborare ciò che stanno imparando. Ciò implica il trasferimento di potere dall’insegnante e dal programma scolastico all’allievo. O almeno mettere le esigenze temporali dell’allievo al centro dell’educazione.

    È anche importante ricordare che ogni bambino è diverso, significa che ogni bambino si sviluppa e impara a una velocità diversa. Per quanto possibile, dobbiamo adattare il nostro sistema educativo al tempo giusto per ogni bambino. Credo che l’educazione lenta cominci effettivamente in casa. Molto prima che i bambini raggiungano la scuola formale, i genitori sono in grado di plasmarne l’uso del tempo, di mostrargli il valore del silenzio e della riflessione, di insegnargli l’arte della pazienza. Per insegnare queste lezioni, i genitori devono prima di tutto smettere di vivere di fretta. Questo è difficile, ma non impossibile. Ci sono sempre modi per ridurre la frenesia e portare la calma in casa.

    D: La Slow Life può migliorare i rapporti familiari tra genitori e figli e tra gli stessi coniugi?

    CH: Quando passiamo più tempo insieme, piuttosto che correre in giro a fare cose, ci conosciamo meglio. Ci sentiamo meno stressati, stanchi e distratti. Questo ci permette di essere più solidali, amorevoli, pazienti e tolleranti. La prima cosa che le famiglie che rallentano riferiscono sempre è che hanno meno litigi e si divertono di più insieme! Si sentono più vicine. Questo funziona genitore-figlio e genitore-genitore. Ho già visto rapporti di famiglie in tutto il mondo, che si godono la lentezza imposta dalla pandemia, perché si sentono più unite che mai.

    D: È possibile riconnettersi con la propria tartaruga interiore?

    CH: Ecco alcuni consigli “veloci” per rallentare! Fare di meno. Comprare e consumare meno. Scollegare di più. Camminare di più. Ascoltare più attentamente. Dormire di più. Smettere di fare multitasking e fare soltanto una cosa alla volta. Spegnere il telefono. Inserire i momenti lenti e i rituali nel vostro programma.

    D: La quarantena sarebbe un’opportunità per dare un colpo di timone alla nostra vita?

    CH: Grazie al Covid-19 siamo ora nel mezzo del più grande esperimento di Slow Living che il mondo abbia mai visto. Non sprechiamolo. Usiamolo per ridisegnare le nostre vite. Ecco cinque modi per approfittare al meglio dell’isolamento.

    – Dedicare più tempo a cose lente come leggere, giocare ai giochi da tavola, cucinare, fare arte e musica, meditare.

    – Riconnettersi con le persone che amiamo, online o insieme ma in modo sicuro.

    – Riposare e dormire di più. Fare le cose semplicemente per la gioia di farle. O a volte non fare nulla. Sentiamoci orgogliosi e senza colpa per aver fatto di meno.

    – Prendersi il tempo per riflettere su come trasformare la propria vita dopo la crisi. Affrontare queste grandi domande: Chi sono io? Cosa mi interessa veramente? Come posso essere migliore coniuge, genitore, amico, partner, capo, dipendente, vicino o cittadino?

    – Trovare il modo di aiutare chi è meno fortunato di noi. Se questa pandemia ha dimostrato qualcosa, è che il mondo sarebbe migliore se tutti ci prendessimo cura l’uno dall’altro. Oppure come dice il proverbio: “Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai accompagnato”. La lentezza imposta dalla pandemia può essere un grande regalo se l’abbracciamo con amore.

    NB:  CH mi ha inviato questa frase: “L’umorismo, la bellezza e la… lentezza salveranno il mondo”.

    Architetto Roberto Steneri

     

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