Il nord Europa fa scattare il coprifuoco a catena per chi esce per andare al bar, ma per chi esce con le valigie e viene a Tenerife può chiudere un occhio.
Giusto o ingiusto quello che manca è la coerenza.
I cittadini del centro nord Europa sono o non sono colpiti da una nuova ondata di COVID?
Le Canarie indubbiamente non arriverebbero in piedi a conoscere la risposta se non si concede un poco di respiro agli imprenditori… ma in che modo si pensa di dividere gli ammalati dai sani?
Bisognerebbe rendere obbligatorio il test negativo per poter fare il biglietto, fare il test gratuito a tutti coloro che arrivano in nave perlomeno a bordo e riportare indietro gli infermi conclamati.
Si farà?
Per ora l’obbligo di controllo a chi sbarca è legge ma non realtà.
Gli amici e parenti che arrivano in nave dalla Spagna riferiscono che non li ferma nessuno e non è certa nessuna misura mentre gli aerei iniziano ad arrivare.
Il buon senso e la politica non hanno mai avuto una relazione facile, andiamo un po’ tutti a braccio cercando di capire come galleggiare nel futuro indefinibile che si profila.
Il clima delle Canarie dovrebbe essere meno predisponente ad ammalarsi di quello nord europeo, perché i virus si rinforzano d’inverno e questo spiega la spinta a venire dal freddo al caldo.
Dal cielo arrivano visitatori principalmente anziani da paesi in cui l’inverno è duro, l’allarme è massimo e le misure restrittive pure.
Dal mare arrivano altri visitatori, da paesi ben più caldi, sono giovani, forti, senza niente alle spalle e senza niente da perdere, figli di paesi in cui la parola vaccino non esiste e si muore di peste, di colera, di vaiolo, di machete e anche sparati per strada.
L’insieme di queste due categorie così diverse non può che andare in corto circuito, non esistono ricette di convivenza fra gli uni e gli altri e un paese sull’orlo del collasso può solo affidare alla disperazione i secondi con il rischio di trasformare i primi in obiettivi di quella disperazione.
Sarà un inverno complicato e interessante.
Le tinte forti che piacciono ai politici, che si divideranno fra accogliamoli tutti e spariamo alle barche, i cittadini che non sanno se volere o non volere che i turisti ritornino, i turisti che troveranno un’isola molto cambiata e meno sicura, gli stranieri residenti, come me, che nel giro di un paio di mesi si confrontano con un paese probabilmente più instabile di quello da cui sono venuti.
Un pronostico?
Assolutamente impossibile, insieme e con pazienza, staremo a vedere.
Claudia Maria Sini