E allora proviamo a farla una analisi del voto di queste elezioni regionali.
La comunidad di Madrid è andata al voto dopo che per settimane e mesi, in definitiva da quando la pandemia ha posto in discussione le libertà individuali dei cittadini con le misure restrittive, il presidente del governo ha iniziato una guerra mediatica contro la presidente della regione Ayuso.
Per settimane lo scontro era tra gestione della pandemia con misure restrittive del governo contro la gestione della presidente del PP .
In definitiva il PSOE contro il PP. Si aggiunge a questa lotta la sinistra madrilena che inizia a parlare di mozione di sfiducia.
Prima che questa possa materializzarsi con l’ambiguo comportamento dell’alleato regionale Ciudadanos la presidente scioglie la giunta. Vengono indette le elezioni.
Ecco alla carica le sinistre che iniziano una campagna elettorale con tematiche su come frenare il fascismo, evitare il fascismo e impedire al fascismo di gestire il potere politico della regione più ricca di Spagna.
Contro questa strategia elettorale si pone una Ayuso, sola al fronte che usa la sua immagine di leader sicura senza sforzarsi minimamente di presentare un programma, uno che sia uno, o un punto di programma che sia un solo punto, ma solo con la persuasione e la illusione di una Madrid libera dal meccanismo di odio in cui vogliono farla scivolare le sinistre.
L’affianca una destra che cerca un consolidamento nel panorama politico e liberarsi una volta per tutte di quel retaggio fascista che la qualifica ogni volta che prende parola.
I sondaggi davano già vincente il pp.
Il risultato delle guerre politiche di Pedro Sanchez è stato rafforzare vox nel governo di Spagna prima e resuscitare ora un moribondo Casado alla guida del PP e perdere un alleato politico, Iglesias.
Podemos ha perso le elezioni perché probabilmente era convinto di concorrere ad elezioni del 1848 con moti rivoluzionari e in piena crisi industriale: “ricordate ai vostri datori di lavoro che il voto è un diritto” si votava un martedì, lavorativo; “freniamo il fascismo”, lo slogan del PP era Libertà.
“Dobbiamo frenare la politica dell’odio”, due suoi agenti di sicurezza sono coinvolti nel lancio di pietre a vox durante un suo comizio.
Il PSOE perde le elezioni nel momento in cui l’intellettuale Gabilondo, prossimo più alla pensione che a qualche incarico di governo, anche lui fuori tempo e spazio, ricorda che per vincere ha 12 giorni ,per vincere insieme a Podemos.
A vincere tra le sinistre è mas Madrid.
L’unico partito il cui candidato ha presentato un programma e parlato del programma.
Ed è interessante ricordare come il partito nasce da una scissione con Podemos.
Perché ha superato il PSOE? perché la candidata e il programma rappresentano la gente non la Spagna degli anni trenta.
Podemos parlò di femminismo, di dare un cambio al suo partito con una svolta al femminismo.
A vincere sono state donne degli altri partiti.
Non è che candidare donne sia garanzia di vittoria, è calarsi nella storia presente e interpretare la storia presente che permettere di captare consenso e convogliarlo poi in voti.
Evidentemente da qui emerge il dato preoccupante per ogni evoluzione politica.
Il partito di sinistra deve smetterla di fomentare e risuscitare vecchi fantasmi del passato o pensare di cavalcare mode ideologiche.
La realtà del presente esige un partito di sinistra capace di interpretare i reali bisogni della società che aspira a rappresentare.
Nelle elezioni regionali che hanno visto la maggior affluenza di sempre in un giorno lavorativo ancora in pandemia la sinistra ha perso.
La società non vuole essere polarizzata.
La democrazia chi non è in pericolo ha fatto si che si escludesse ogni discorso di odio.
Ha stravinto il PP, in fondo neanche il risultato di vox è lodevole.
Ha vinto l’unico partito in grado di reggere l’esuberanza di vox, in grado di frenare l’assurdità ideologica di Podemos, in grado di concretizzare meglio la offerta politica rispetto al PSOE, in grado di essere il vero centro moderato della politica spagnola.
Il risultato elettorale ha decretato l’inutilità di Ciudadanos, un partito con vocazione moderata ma che non ha saputo identificarsi con nessun schieramento e con nessuna politica, canna al vento.
Il vento ha soffiato un poco forte e le debolissime radici non hanno retto.
La vera analisi del voto si chiude con il riconoscimento del partito popolare come unico partito a vocazione di governo.
Niente più macchia di corruzione, niente più macchia di filo fascismo.
Giovanna Lenti