L’amore non si può mai spiegare, verissimo, ma siccome io sono il commissario dell’amore ed anche un capricorno vi presento la mia inchiesta per tentare di capire com’è nato questo amore, ricambiato al primo sguardo, tra Maradona e il popolo napoletano.
Lui ha detto che voleva diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro erano come lui era stato a Buenos Aires.
Diego è vissuto con la sua famiglia in una baraccopoli, in una casa con il pavimento di terra…
Quando è arrivato per la prima volta allo Stadio San Paolo ha detto al popolo napoletano che era molto felice di essere con loro.
La serie A era il campionato più ricco e potente del mondo, i migliori calciatori cercavano le famose squadre del Nord come Inter, Milan, Juventus.
Invece il Napoli aveva soltanto vinto 2 coppe Italia e non aveva mai vinto uno Scudetto, non era una squadra di successo e non c’era nessun indizio che un giorno lo sarebbe diventata.
In questa squadra coraggiosa, ma piena di debiti e immersa in una crisi finanziaria, è arrivato nel 1984 il calciatore più caro del mondo, portato dal presidente del Napoli Corrado Ferlaino.
Una bella scommessa, infatti prima di approdare al Napoli, Diego aveva avuto una brutta esperienza nel Barcellona, dove non aveva potuto giocare per due anni, uno per malattia e l’altro per una caviglia rotta, quindi era rimasto senza denaro.
Non conosceva l’Italia, neppure Napoli e non aveva una squadra che lo volesse comprare.
In quei tempi Napoli era la città più povera d’Italia e fra le più povere d’Europa.
Ho visto un video di Peppino Gagliardi, di qualche anno fa, dove fa una dichiarazione d’amore, dicendo commosso fino alle lacrime, che Napoli è una città che soffre e va salvata… che il suo augurio è che torni a essere una regina!
La personalità di Diego ha “incantato” i napoletani fin dall’inizio, e non è un caso poiché siamo nel paese delle sirene.
Nelle sue prime partite non ha avuto la fortuna di fare dei goal, ho visto la sua faccia sofferente quando il Napoli veniva sconfitto.
Ma quest’uomo coraggioso ha dovuto reinventarsi, diventando così un “incantatore di napoletani”.
Non ho visto molto calcio, ma sì, ho visto indignato come nelle sue prime partite appena arrivato, gli avversari lo tartassassero; Maradona da sempre era svantaggiato per il suo fisico.
Aveva molta abilità nei suoi piedi, che poteva soltanto essere cancellata con colpi o con una gomitata data da un calciatore sleale.
Lui ha detto che il calcio italiano si giocava ad un altro ritmo ed era anche più aggressivo, quindi lui ha dovuto adattarsi cercando un equilibrio, non facile, tra la velocità e la forza del calcio italiano, e la sua tecnica.
Come il Mister Menotti, Diego diceva che il calcio è un gioco d’inganno, si fa finta di andare lì perché l’avversario vada lì e si va dall’altra parte, come un vero illusionista.
Pelé ha detto che Diego è stato un calciatore molto abile, ma che non aveva la preparazione psicologica per fronteggiare la responsabilità di essere il numero uno del mondo.
Maradona era sotto gli occhi di tutti fin dai suoi 15 anni, prima nel quartiere, dopo nella sua città, dopo in Argentina, e infine nel mondo.
Credo che questo sia stato un grande peso da portare, per riuscire a farlo sarebbero stati necessari istruzione e grande forza mentale.
Ho visto il film Maradonapoli dove un napoletano triste dice: tutte le cose buone hanno una fine.
Io dico assolutamente di no.
La fine arriva se noi non ci prendiamo cura delle cose buone, infatti le cose buone se sono annaffiate con amore si trasformano e rimangono con noi!
Perché la vita da sempre è stata impegno, non ci sono cose gratis, dobbiamo strappare le cose alla vita con molto lavoro.
Qualcuno ha detto che Diego era un bimbo che voleva essere amato… quindi si sono avvicinati dei falsi amici per offrirgli piaceri vietati come ad esempio la droga.
Come è accaduto a Elvis e tanti altri.
Dobbiamo separare il grano dalla pula, una cosa è stata la sua vita a Napoli, un’altra la sua vita dopo, il consumo di droga così come le sue idee politiche…
Nonostante tutto ha saputo consigliare i ragazzi sulla droga, dicendogli che non la provassero, e che se lo avessero fatto sarebbero diventati dipendenti.
Lui non aveva assolutamente nessuna necessità di provarla perché era miliardario.
Diego ha detto che molti hanno sparlato di lui, ma alcuni di questi chiacchieroni hanno provato la cocaina insieme a lui!
Credo che quella di Maradona e Napoli sia stata una coppia perfetta, mentre Diego si reinventava i napoletani hanno avuto pazienza con lui.
Diego li ha ricambiati con la gioia dei suoi goal e lo scudetto vinto con l’aiuto della squadra.
Oltre ad aver difeso la città contro gli striscioni del tipo “benvenuti in Italia”, “lavatevi napoletani”, “terroni” che lui aveva già visto nella sua prima partita con il Napoli contro il Verona.
Questo è stato brutto ma per un guerriero come lui è stata fonte di energia e gli ha dato più forza.
Vediamo come negli anni ’80 già c’era il razzismo.
Mi sono commosso ascoltando Maradona dire: “io voglio solo il rispetto per i napoletani… gli italiani devono capire che i napoletani sono italiani”.
Lui non ha potuto dimenticare la sua infanzia povera in una baraccopoli.
Chaplin ha detto, ed io lo so a memoria come Totò, che noi che abbiamo passato tribolazioni nella vita non lo dimentichiamo mai.
Parlando della cosiddetta fuga di Maradona dal Napoli, credo che il fatto di essere andato via senza dire addio, non si possa giudicare male… ricordo mio padre che non è andato al funerale della donna che lo aveva cresciuto, per il grande dolore che provava.
Infatti per moltissimi napoletani la sua partenza ha portato il dolore di un vero funerale.
Ma Diego non ha mai smesso di amare la sua Napoli: “Chi ama non dimentica”.
Ho scritto questa rubrica con il cuore di un napoletano per adozione come lui.
Quando andrò a Napoli spero di avere la sua stessa fortuna di vivere un amore a prima vista con la città partenopea.
di Commissario Steneri