E’ forse una delle domande più frequenti poste negli ultimi sei mesi da quando il vulcano Cumbre Vieja di La Palma ha cessato la sua attività.
I residenti non solo desiderano la loro casa e il loro quartiere, ma sono determinati a lottare contro la lava per ricominciare sulla terra che è stata seppellita.
È possibile? si chiedono da allora.
La Plataforma Pampillo-Todoque è uno dei gruppi di quartiere che dà voce alle idee, ai bisogni, ai sentimenti e ai desideri di coloro che sono stati colpiti da questo vulcano senza nome a La Palma.
Chiedono l’accesso all’area della strada a esperti scelti dai proprietari per l’elaborazione di una relazione indipendente sulle colate laviche che interessano le case, le fattorie e i terreni, al fine di valutare le possibilità di recupero dell’area.
Come hanno spiegato i membri, l’obiettivo è “rivendicare il diritto della popolazione locale a recuperare il Camino de Pampillo, la principale via di comunicazione che aveva questo insediamento, e a ricostruire le proprie case e piantagioni dove, in alcuni casi, i loro antenati si erano insediati da secoli”.
Vogliono che non venga imposta alcuna protezione all’area della colada e rivendicano “il diritto al ritorno”, poiché sentono “un legame tra il passato, il nostro patrimonio storico, così importante per noi, e il futuro delle generazioni a venire”, e per questo hanno bisogno di una modifica legislativa che dia certezza giuridica al futuro delle loro proprietà.
“Il quartiere è ancora dove è sempre stato, anche se ora è sotto la lava”, dicono, e per questo “stiamo lavorando per la sua ricostruzione”.
Il primo passo è il Camino del Pampillo, la “strada verso il futuro”, perché la piattaforma e i vicini che rappresenta confessano di essere “feriti” ma “crediamo ancora di voler ricostruire in modo totalmente diverso, rispettoso e adattato” perché “siamo parte della natura, che ci ha dato tanto e, quindi, la difenderemo e ce ne prenderemo cura”.
In una campagna di raccolta firme sulla piattaforma change.org, la piattaforma rivendica “l’opportunità di rinascere dalle ceneri” e sottolinea l’importanza di una “gestione etica” del processo di recupero “non solo dal punto di vista economico, ma anche dal legame affettivo che mantengono con questo spazio della Valle Aridane”.
A tal fine, ritengono rilevante “riflettere” sulle possibilità di abitabilità di questo nuovo paesaggio vulcanico e se esista un’opzione per “riportarlo in vita, per integrarlo in un modo che rispetti la natura e coloro che sentono che la loro casa è lì”, in una sfida che, anche se sarà complessa, considerano “ragionevole, logica e nobile”.
In un intervento nella plenaria municipale presieduta dalla sindaca di Los Llanos, Noelia García Leal, hanno trasmesso e ricevuto l’impegno a “difendere il recupero delle strade e dell’uso residenziale che esisteva prima dell’eruzione vulcanica”, per poter tornare nel quartiere attraverso il Camino de Pampillo.
A priori, hanno detto nella seduta plenaria municipale, non sembra che il lavatoio del Pampillo-Todoque avrà una protezione specifica, come invece avverrà per la fajana, il cono e alcuni punti della zona intorno al monte Cogote.
Gli assessori e la sindaca hanno condiviso la stessa posizione, assicurando che “la volontà è quella di recuperare l’esistente”.
La piattaforma è fiduciosa nel recupero delle vie e dell’uso residenziale che l’area aveva prima dell’eruzione vulcanica del 19 settembre 2021.
Cristiano Collina