Questo mese porto alla luce alcuni aspetti della sicurezza privata che dovrebbero essere tenuti in considerazione prima di scegliere questa professione come un semplice sbocco lavorativo e non una questione vocazionale. Attualmente la sicurezza privata si trova a vigilare luoghi delicati come carceri minorili, centri di immigrati, tribunali, ospedali e centri medici oltre a negozi contenenti prodotti di alto valore come gioiellerie e banche.
I mezzi dati a disposizione ai colleghi sono uguali per tutti, difesa, manette e in alcuni casi spray al peperoncino e dovuto al costo per gli enti e privati nel contrattare la sicurezza sempre il numero di vigilanti in un servizio è ridotto al minimo.
Nel centro minori una rivolta dei detenuti avvenuta a giugno ha obbligato l’intervento della polizia nazionale ed è terminata con due vigilanti feriti gravemente a cui i sanitari hanno dovuto ricucire varie ferite alla testa.
Nel centro di raccolta rifugiati si verificano colluttazioni settimanali e anche lì spesso il personale di sicurezza riporta ferite di varia importanza.
Sempre il mese scorso ci sono stati dei tentativi di furto in due gioiellerie nel nord dell’isola e in questo caso i rappresentanti della sicurezza non hanno ricevuto conseguenze e hanno arrestato il delinquente però il proprietario del negozio è stato pugnalato.
Cercare lavoro nel mondo della sicurezza per molti significa avere uno stipendio fisso e passare il tempo passeggiando o seduti in un ufficio ma la realtà è che il lavoro consiste nel proteggere gli altri con i mezzi messi a disposizione e limitare i danni a oggetti e persone mettendo a rischio la propria incolumità e sempre sotto la scure giuridica della proporzionalità che obbliga a non causare danni al delinquente più in là dello strettamente necessario in quanto dipendenti del ministero degli interni.
Quindi prima di scegliere questa professione è necessario riflettere con attenzione se si hanno le capacità, il coraggio e lo spirito necessario per affrontare le situazioni di rischio a cui prima o poi si viene chiamati a risolvere.