Questo mese l’arca del mistero si dirige a Gran Canaria per narrare le vicende di una donna poco apprezzata in vita e forse anche nella morte.
Tutto inizia nel 1722 quando in una famiglia aristocratica del nord ovest dell’isola di La Palma nasce una bambina di nome María Liberata de Guisla Salazar de Frías Abreu, Signora di San Andrés e marchesa di Guisla.
La grande villa patronale dove viveva si trova ancora oggi di fronte alla chiesa principale dedicata a San Andrea che fu costruita con i fondi famigliari e per questa ragione considerava l’edificio religioso come una parte delle sue proprietà.
Dovuto all’educazione ricevuta da sempre dimostrò di essere una persona dispotica e gelosa dei privilegi di cui godeva per la condizione famigliare e per questo gli abitanti del paese la chiamavano con il soprannome di “La Señora”.
Un altro elemento che contribuiva ad alimentare la sensazione di superiorità della nobile era l’essere sorella di Juan Domingo Ghiselín primo marchese del regno, un uomo che partecipò alle guerre borboniche in Italia dove fu ferito e al ritorno gli venne attribuito l’incarico di reggente perpetuo dell’isola grazie a un editto del re Carlo III.
La già poco apprezzata signora scatenò la collera dei vicini nel 1755 quando durante la festa di Nostra signora de le nevi, patrona dell’isola, decide di andare a visitare la statua della Madonna nel convento dell’ordine domenicano di Santa Catalina di Siena.
Quando arriva nella cappella e la trova gremita di fedeli decide di aprirsi il passo spingendo con forza i presenti sbraitando ed insultando alla piccola folla riunita e quando arriva alla prima fila dei banchi getta a terra una signora che si trovava seduta ed occupa il suo posto.
Tra gli anni 1776 e 1785 dovette assistere alla morte dei fratelli e del marito, restando totalmente sola ed accentuando ancora di più il carattere dispotico, autoritario ed intollerante.
Sentendosi sola decide di isolarsi dentro le mura della villa e obbligare i frati dell’oratorio del Pilar costruito dal fratello a celebrare delle messe private, installando una finestra nel muro di separazione tra la casa e l’edificio di culto.
Il 13 febbraio del 1806 a 84 anni muore la nobile e mentre i frati organizzano tutto il necessario per trasferire il feretro dalla casa alla cappella famigliare nel cimitero, nel paese si diffonde la notizia che viene accolta con sollievo e felicità.
La leggenda inizia il giorno successivo, quando il sacrestano mentre stava provando le musiche delle orazioni sente dei colpi e delle voci urlanti provenienti da una zona non ben definita del sottosuolo.
Impaurito, decide di fuggire dalla cappella e dal cimitero senza comunicare a nessuno l’evento di cui era stato testimone, timoroso di essere considerato un pazzo dai concittadini.
Nel 1814 muore il vescovo Ambrosio Arturo de Paz lontano famigliare della defunta e per questa ragione si apre la cripta per depositare le spoglie ed i partecipanti scoprono un corpo appoggiato alla scala di accesso con un mattone tra le mani.
Verificando i feretri risulta subito evidente che il corpo è quello di Maria.
Da qui si aprono due ipotesi differenti in cui nel primo caso l’aristocratica soffriva di catalessia e in un’analisi frettoloso la dichiararono morta e quando il giorno successivo ritornò in sé, la donna cerca inutilmente aiuto dentro la cripta fino a rimanere senza ossigeno.
L’altra ipotesi invece consiste in un gruppo di cittadini che profanarono la tomba il giorno dopo il funerale per rubare i gioielli con cui venne sepolta e dovuto al profondo odio che suscitava fecero cadere al suolo la salma con violenza e nello strattonarla la fecero arrivare fino alla scala della tomba.
Loris Scroffernecher