Questo mese l’arca del mistero approda a Tenerife per narrare una macchia lasciata nella reputazione degli abitanti della Laguna.
Tutto ebbe inizio il 3 luglio del 1798 quando 2 sorelle di nome Pina e Francesca decidono di affittare parte della casa di famiglia a Luisa García, istitutrice di professione.
La signora Luisa si era trasferita per poter continuare ad impartire lezioni ai figli di varie famiglie ricche della zona e per questo doveva trovare un luogo dove poter vivere in una località prossima al centro del paese.
Dopo una settimana, durante la notte la giovane inizia ad assistere a una serie di fenomeni a cui cercava di dare poca importanza.
Con il passare dei giorni i fenomeni iniziarono a prendere forza e una notte viene svegliata di soprassalto e può vedere come le coperte e le lenzuola con cui si stava coprendo, lentamente scivolavano lungo il letto per cadere pesantemente sul pavimento.
Nelle notti seguenti un rumore di catene unito a lamenti di dolore quasi sussurrati tornarono a svegliare l’istitutrice e in altre occasioni i libri sistemati in ordine in una libreria di fronte al letto iniziarono a cadere uno ad uno svegliando la ragazza nello sbattere sul pavimento.
Ormai spaventata e pensando a spiriti maligni nell’edificio decide di parlare con le affittuarie dei fenomeni notturni e queste dicono che nella casa non vi sono state morti improvvise e che a loro opinione potrebbe trattarsi di un fenomeno diabolico.
Ancora più spaventata Luisa decide di ricorrere a frate Manuel Ramos, su raccomandazione delle proprietarie della casa, in quanto famoso per essere un esorcista, esperto di erbe.
Molti in paese consideravano l’uomo come una persona devota ma un po’ credula, con l’abitudine di vedere demoni in ogni dove.
Il clerico accetta l’incarico e con la giovane entra nella camera da letto.
Da subito percepisce una presenza demoniaca all’interno.
Dopo pochi minuti recitando preghiere, vari oggetti situati sui mobili della stanza iniziarono a muoversi senza spiegazione.
Il giorno successivo decide di tornare per benedire la casa e cacciare gli spiriti, però durante la notte la giovane si sveglia di soprassalto per il rumore della porta che si apre velocemente e sbatte sulla parete con forza.
All’aprire gli occhi vede una figura femminile con un vestito totalmente nero e con il viso coperto da un velo ricamato.
La figura rivolgendosi all’educatrice dice di essere “Tequilera de los Santos”, uno spirito intrappolato tra due mondi per un debito pendente di 80 monete d’oro contratto con le due sorelle.
Lo spirito chiede alla giovane che proceda al pagamento per poterla liberare, mantenendo però il segreto.
Il giorno successivo racconta l’evento al frate il quale decide di ricorrere al denaro destinato al convento per pagare il debito.
Dopo alcuni giorni di reticenza alla fine procede personalmente a consegnare i soldi alle proprietarie della casa e successivamente torna a pregare nella stanza senza che si produca alcun fenomeno.
Durante la notte, Luisa torna ad essere svegliata nuovamente dall’apertura della porta e questa volta si presenta un giovane che si definisce figlio di Tequilera e le comunica che all’aver rotto la segretezza sul debito, sua madre continuava ad essere intrappolata e chiedeva un nuovo pagamento dello stesso valore per poter compensare il torto fatto.
Quando la giovane racconta al frate l’evento notturno, quest’ultimo si vede obbligato a ricorrere al clero per ricevere le monete.
Al sentire la vicenda i responsabili della chiesa si negano a prestare i soldi e avvisano il tribunale dell’inquisizione accusando il frate e la giovane di eresia.
Al processo, mentre gli inquisitori leggevano i capi d‘accusa il pubblico formato da vari concittadini accoglieva le dichiarazioni tra grandi risate e umiliando i due accusati.
Durante il processo risultò evidente che varie persone del paese, stanche delle continue dichiarazioni di presenza demoniache del frate in ogni situazione, decidono di preparare una serie di false prove utilizzando fili, catene nascoste e alcuni piccoli buchi dietro la libreria per creare una falsa apparizione e mettere in ridicolo il frate.
Per poter portare a termine il progetto avevano però la necessità di utilizzare una persona ignara e per questo le due sorelle accettarono di dare ospitalità alla giovane.
Alla fine del processo, il frate fu comunque condannato come colpevole per essere caduto nel tranello e fu privato del titolo d’esorcista, mentre l’istitutrice non fu condannata considerando che lo scherno pubblico fosse già una pena sufficiente.
Loris Scroffernecher