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    La salute dell’albero si legge dalle radici

    ➔ La grande famiglia delle parodontopatie.

    Gengiva, l’osso, il legamento parodontale (che contiene il sistema vascolare e nervoso),  devono lavorare con la giusta sinergia perché i denti possano svolgere correttamente la loro funzione.

    Quando per qualche motivo questo non avviene siamo di fronte a una paradontopatia, ovvero a una sofferenza del parodonto che essendo come abbiamo detto un insieme composto richiede una analisi accurata per capire la causa principale della patologia.

    Dalla semplice ereditarietà, al fumo, alla cattiva igiene, l’eccesso di tartaro e la malocclusione.

    Dobbiamo sempre fare un’indagine di ampio spettro per essere certi di curare la causa primaria e non il sintomo.

    La malocclusione può poi essere legata a estrazioni, protesi errate, otturazioni male eseguite, ortodonzie mal progettate, che determinano l’errata distribuzione delle forze masticatorie che causa il cosiddetto stress da carico che è il responsabile ultimo e diretto delle condizioni predisponenti all’ingresso dei batteri nel parodonto.

    I primi sintomi sono sempre la gengivite che causa gonfiore e sanguinamento, segue la parodontopatia propriamente detta, che consiste in una alterazione di tutto il tessuto interno e non visibile, che avvolge il dente, ovvero del paradonto propriamente detto.


    In assenza di un trattamento mirato alla causa specifica che ha originato l’effetto domino di cui l’instabilità o la perdita dei denti è solo l’ultimo anello, la perdita dei denti è un esito certo.

    La fase diagnostica è pertanto il momento più importante, se non si definisce con certezza assoluta la causa scatenante non ha senso passare alla progettazione di un lavoro di protesi e alla terapia.

    La mia forma di rapportarmi ai problema paradontali è ormai consolidata e mi dà risultati di cui sono molto orgoglioso da oltre trenta anni.

    Se la causa è occlusale, intervenire sul ripristino del piano occlusale e POI, definire il lavoro di protesi.

    Nelle forme gravi è necessario un approccio chirurgico, nelle forme lievi o medie, è sufficiente spesso un curettage, ovvero una pulizia e rimodellamento dell’osso.

    Se la parodontopatia più aggressiva e rapida, comunemente chiamata piorrea,  io tendo a sacrificare i denti alla conservazione dell’osso, in modo da salvare i pilastri e le fondamenta della dentatura di un paziente, prima che la malattia ne comprometta la fruibilità.

    Pertanto, la raccomandazione è che di fronte a sintomi di parodontopatia la fretta non vi sia mai cattiva consigliera.

    Una diagnosi affrettata o superficiale è il miglior modo di buttare tempo e quattrini e rischiare di “comprare” un prodotto odontoiatrico che non è la soluzione per il problema che vi affligge.

    Dott. Alessandro Longobardi

     

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