Strano ma vero, quest’anno persino quelli come me, che a Natale si limitano ad aspettare pazientemente l’Epifania e il ritorno alla tranquillità, possono vedere, nella metafora natalizia, uno spunto di riflessione culturale che giustifica un “articolo di Natale”.
Il mondo disordinato di quest’anno offre una riflessione valida per chi crede e chi no.
Cosa ha rappresentato l’avvento del cristianesimo per il paganesimo?
Un cambio di paradigma.
Gli eroi pagani dell’Iliade di Omero, brillavano tanto di più quanti più giovani delle città nemiche potevano smembrare in cruenti corpo a corpo.
Gli Dei e la cultura del tempo, benedivano la loro violenza, il loro narcisismo e la spietatezza verso donne e bambini fatti oggetto di mera spartizione insieme a oggetti e cavalli delle città espugnate
Il giorno in cui una freccia fermava la loro corsa, tutto finiva.
La più grande rivoluzione culturale di tutti i tempi è stata quella del Cristianesimo delle origini.
I suoi eroi erano miti, indifesi, perdonavano gli aguzzini, rifiutavano la violenza.
La morte nel nome del loro Dio non era la fine ma l’inizio di tutto.
La violenza e i fiumi di sangue delle crociate, la Santa inquisizione, le guerre di religione, sono una deviazione politica del messaggio religioso, che con la rivoluzione culturale del primo cristianesimo evidentemente non ha nulla a che fare.
In questo esatto momento siamo immersi in un nuovo cambio di paradigma potente e irreversibile come il passaggio dal paganesimo al cristianesimo.
Due cose dobbiamo capire: non si torna indietro ed è normale che sia così perché la storia non lo fa mai.
Questo momento apparentemente privo di luce, porta con sé tutto il bene, tutto il pericolo e tutte le opportunità che la nascita di un nuovo mondo ha in sé.
Allora perché si parla così poco delle opportunità di rinascita e così tanto delle mille possibili facce di un disastro senza soluzioni?
Perché le persone spaventate sono manipolabili a piacimento.
Perché questa volta i registi del grande cambio non sono Ghandi o Confucio, sono squallidi piccoli nani senza visione.
Se potessimo usufruire di una informazione in buona fede, capiremmo che il mondo non sta finendo, il mondo si sta solo riorganizzando.
Per grandissime linee ciò che è stato messo in discussione negli ultimi 50 anni di gestazione, è il ruolo ottenuto dagli Stati Uniti dopo i conflitti mondiali.
Il ruolo di unico “produttore di Storia” dell’emisfero occidentale.
In virtù di questo, l’Europa è uscita dal limbo di un non-tempo, (un eterno presente senza mai più una guerra), ed è tornata in prima linea nel bel mezzo delle correnti fredde, che colpiscono gli oggetti del contendere, dei soggetti che entrano in guerra.
Al netto delle vicende russo-ucraine, la vera cifra geopolitica del nostro tempo è il braccio di ferro fra Cina e Stati Uniti.
Le diverse opzioni di futuro attendibile, sono tutte migliori delle letture malignamente apocalittiche del futuro che ci vengono offerte.
Stentiamo indubbiamente a tracciare lo schizzo del volto della speranza in un mondo in cui da Batman a Babbo Natale, tutti gli eroi sono in pensione.
Il volto della speranza nel nuovo paradigma di un mondo nuovo, è la visione prospettica e non apolitica della cose.
Cosa si intende per visione prospettica?
Una visione che ammette che un futuro organizzato attorno a valori positivi e possibilità concrete di sviluppo umano è pienamente possibile.
Come ho detto, il mondo non sta finendo, il mondo si sta solo riorganizzando attorno a parametri nuovi.
Succede in cicli successivi, è il modo in cui funziona la storia.
Ogni reinizio è in se stesso una rinascita.
Cosa caratterizza questa rinascita in particolare?
La caratterizza la spinta subdola, capillare, invasiva e splendidamente coperta di purpurina di una informazione divenuta pubblicità di una pubblicità divenuta dogma.
Ogni input ci spinge a non sperare a non osare, a non prendere posizione, a non sperimentare forme di relazione e di interazione nuove e adatte ai tempi che cambiano.
Pertanto, lettori gentili, italiani stanziali o in transito in questo piccolo scoglio nella periferia del mondo, la riflessione di Natale di quest’anno, offerta con tutto il calore e tutta l’umanità di cui si ha bisogno per trovare un fiammiferino di luce nei momenti bui, è appunto questa.
Siate attivi e curiosi, non spegnetevi, non chiudetevi in un piccolo egoismo vigliacco e senza orizzonti.
Accettate il cambiamento inevitabile di tutto o quasi tutto ciò cui eravamo abituati, potate vecchie abitudini senza rimpianto, cambiate strategie di vita, apritevi a esperienze e conoscenze nuove, siate dinamici e ottimisti, siate compassionevoli e collaborativi, innaffiate l’umanità che è in voi, non permettete che si spenga.
Tutte le volte che il mondo gira una pagina e cambia paradigma, i pigri, gli egoisti, i pessimisti e gli ottusi cadono, i sognatori, gli entusiasti, i coraggiosi e i generosi, scrivono le prime pagine del mondo che viene.
Per onorare un Natale così speciale, scegliete qualcosa che non avete mai fatto e fatelo, un pensiero che non avreste mai pensato e pensatelo, fate la telefonata che avete in sospeso da dieci anni e cambiate abitudini, letture, amicizie, viaggi.
Per poco che duri la nostra fragile presenza dentro un tempo che tratta i secoli come pagliuzze, regaliamoci il brivido di essere parte, per un attimo anche con un gesto solo, di un nuovo mondo che, non senza percettibili doglie, si prepara ad aprire le ali.
Claudia Maria Sini