More

    Il tenero sorriso di Rino Rodio

    Nei panni del marito di Beatrice nel film Dante

    Era una giornata tranquilla in Questura. Dopo una chiacchierata di lavoro, il dottor Mannino, sostituto procuratore, mi dice: “Sai che io e mia moglie siamo andati al cinema a vedere il film Dante, dove appare un attore simpaticone nei panni del marito di Beatrice? Vorrei conoscerlo. Che può dirmi su di lui?” È stato un modo amichevole di suggerirmi un’inchiesta. Ho conosciuto Rino Rodio, attore catanzarese, grazie a una foto che ho pubblicato su Instagram della miniserie tv Come una madre. È stato da subito un caso di amicizia ricambiata a prima vista. Quindi io ringrazio Rino per aver accettato gentilmente di rispondere a queste domande, e anche il manager Carlo Giorno dell’Agenzia B4 Cross Media, che l’ha reso possibile.

    Sei un artista poliedrico: comico, cabarettista, intrattenitore e attore autodidatta. Come sono stati i tuoi esordi e quando hai deciso che la recitazione sarebbe stata il tuo mestiere per la vita?

    Non l’ho deciso, ero segnato fin da piccolo, perché io ho avuto sempre questo carattere allegro, simpatico, empatico con tutti fin dalla scuola elementare. Con il passare del tempo, quando facevamo le feste, ero io che animavo. Quindi questa dote naturale cresceva con me, è un dono che mi ha dato il Signore. Qualche volta facevo il karaoke in piazza. Poi ho frequentato un corso di animatore turistico a livello regionale. Quando l’ho concluso, sono andato in vari villaggi a fare una serie di animazioni. Dopo anni di villaggio, ho iniziato con la televisione regionale, dove ho fatto diversi tipi di trasmissioni comiche con tanti tipi di personaggi… è tutto nato così.

    Come è avvenuto il passaggio da cabarettista ad attore sul piccolo schermo e dopo al cinema?

    Come dicevo, sono stati passaggi naturali e sono venuti da soli. Io facevo cabaret con le animazioni. Dopo sono passato sul piccolo schermo e poi al cinema.

    Possiamo dire che a volte fai l’attore caratterista?


    Ho fatto Come una madre, miniserie televisiva drammatica, per una questione fortuita. Mi sono presentato al casting e siccome dovevano tagliarmi i capelli, e io non volevo farlo, me ne sono andato. Un giorno, ho visto in una foto che stavano girando qua in Calabria, sono andato a salutare qualche amico, mi hanno visto e mi hanno chiesto se volessi fare una prova per il regista, però senza tagliarmi i capelli. Dopo hanno mandato la mia foto alla regia e mi hanno accettato subito. Quindi ho fatto molte cose grazie a questo viso da caratterista che mi ritrovo: mi porta fortuna! Sono vincitore del Premio Vincenzo Crocitti International proprio come attore emergente, l’ho ritirato lo scorso 4 dicembre a Roma.

    Nella tua carriera il primo ruolo internazionale è stato nel film statunitense Trust, Il rapimento di Getty, non è vero? Immagino che l’aver avuto accesso a questo pubblico abbia comportato interessanti opportunità di lavoro.

    Ho iniziato a livello internazionale con il film Trust. Mi hanno preso sempre per il discorso del viso da caratterista. Quando il regista mi ha visto, subito mi ha chiamato e ha detto a tutti quanti: “chi ha le caratteristiche di questo signore può rimanere; tutti gli altri se ne possono andare”. Per questo io sono rimasto. Un pochettino mi ha messo in imbarazzo, però è sempre grazie a questo viso che ho iniziato con il film Trust. È stata un’esperienza a dir poco eccezionale, con gli americani è stata una cosa straordinaria. Bellissima. Certo, poi è andato tutto in discesa…

    Hai lavorato due volte con il famoso regista Pupi Avati, prima nel film TV Le nozze di Laura e dopo nel film Dante. Come sono i rapporti fra voi?

    Sì, ho avuto la fortuna di lavorare con Pupi Avati. È stato davvero un incontro simpatico, perché la prima volta sono uscito di casa tre ore e mezzo prima per andare al casting. L’ho aspettato molto, e la produzione gli ha detto in maniera cazzata che l’attore Rino Rodio se ne andava perché era molto stanco. Dopo cinque minuti mi hanno richiamato: “Maestro, come ti chiami?” “Di dove sei?” Ho risposto: “Sono Rino Rodio da Catanzaro Lido, detta la piccola Parigi”. E riparto subito. Dopo due ore di viaggio la produzione mi chiama: “Torna indietro che il maestro si è incazzato che te ne sei andato. Domani alle dieci fai la prova con lui della prima scena”. È così che ho girato Le nozze di Laura. La seconda volta, con Pupi, era in agosto. Mi chiamano: “Sono l’aiuto regista di Pupi Avati”. Poi mi passano il Maestro e io pensavo che fosse uno scherzo. Il Maestro mi dice: “Ho pensato a te per questo ruolo”. Ero contentissimo! C’è sempre stato un bel rapporto fra noi: ci divertiamo e ridiamo. Mi diverto a fare cinema, ma lo faccio con professionalità. E Pupi è sempre vicino a me.

    Mi sembra che oltre ad avere un bel sorriso, che mi ha ricordato Ubaldo Lay nei panni del tenente Sheridan, tu sia un attore impegnato nel sociale. Infatti hai lavorato, tra gli altri, nel film Jason sulla ’ndrangheta; nel film Madre Terra con tematica ambientale; e in Non avere paura sul bullismo.

    Sì, faccio spesso questo tipo di cinema che affronta tematiche molto dure. Lo faccio perché voglio aiutare questi ragazzi a stare lontani dalla delinquenza e questi nuovi registi calabresi che cercano di fare qualche cosa. Io poi sono un tipo che se posso aiutare aiuto, anche gratis. Soprattutto abbiamo toccato dei temi che è giusto portare avanti. Se posso fare qualcosa, nel mio piccolo, lo faccio.

    Che ti piace di più fare: il comico, il cabarettista, o l’attore?

    Per me non c’è differenza, mi diverto sia come cabarettista sia come attore. Mi viene naturale, perché fa parte del mio carattere. È quando non mi diverto più che non ce la faccio…

    In TV e sul grande schermo quali ruoli ti hanno più colpito e quali ricordi con più affetto?

    Alla domanda su quali siano state le esperienze più emozionanti, direi tutti i film grossi che ho fatto. Ho appena iniziato e, devo dire, soprattutto grazie è Gianfrancesco Lazotti, regista di La notte è piccola per noi. Questo ci tengo a dirlo. È stato lui che mi vide in spiaggia e mi chiese se volessi fare un film. Ho risposto: “chi è il cretino che direbbe di no?!” quindi è stato lui fortunatamente a notarmi e a portarmi per la prima volta sul set. Il ruolo del marito di Beatrice nel film Dante di Pupi Avati è il massimo per me che non ho un curriculum grande. Ma tutti i film che ho fatto sono stati emozioni assurde e ringrazio tutti coloro con cui ho lavorato.

    Potete seguirmi su:  https://www.instagram.com/commissario_steneri/

     

     

    Articoli correlati