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    Il MEI, la nuova tassa che colpisce la busta paga

    Il MEI, la nuova tassa che colpisce la busta pagaQuesta nuova imposta è entrata in vigore il 1° gennaio 2023 ed è una delle novità dell’ultima riforma delle pensioni.

    Si chiama Meccanismo di Equità Intergenerazionale, che mira a ricostituire il fondo pensione.

    L’anno 2023 arriva con importanti novità in materia fiscale: cambiamenti nella dichiarazione dei redditi, variazioni nei contributi dei lavoratori autonomi e anche nuove imposte che riguardano i lavoratori.

    È il caso del Meccanismo di Equità Intergenerazionale (MEI), una nuova tassa inclusa nella legge per garantire il potere d’acquisto delle pensioni.

    È entrato in vigore il 1° gennaio 2023 e comporta un aumento dei contributi dello 0,6% per gli imprevisti comuni, ripartiti tra azienda e lavoratore con la stessa distribuzione dei contributi previdenziali.

    In particolare, lo 0,5% del contributo è a carico dell’azienda e lo 0,1% a carico del lavoratore.

    Ma, in termini generali, in che modo queste percentuali influiscono sulla busta paga del dipendente e si faranno sentire alla fine del mese?

    Sulla base del contributo medio, pari a 1.976,42 euro, questa imposta comporterà per il lavoratore una sottrazione di 1,98 euro lordi al mese.


    Il datore di lavoro, invece, dovrà pagare 9,88 euro al mese.

    Questa cifra diminuisce se il salario è inferiore a quello sopra citato e aumenta per i lavoratori con salari più alti.

    Si prevede che la nuova imposta contribuisca con un importo compreso tra i 2.000 e i 3.000 milioni di euro all’anno al Fondo di riserva, noto come fondo pensione, nel caso in cui sia necessario attivarlo.

    Questo meccanismo di aggiustamento, ideato dal Ministro della Previdenza Sociale, José Luis Escrivá, è stato introdotto per cercare di equilibrare i conti nei prossimi anni, in coincidenza con il pensionamento della generazione del cosiddetto “baby boom”.

    In linea di principio, questa detrazione in busta paga sarà in vigore per 10 anni.

    Il nuovo contributo sostituisce il vecchio fattore di sostenibilità della riforma pensionistica del 2013 e sarà applicato alle contingenze comuni, per le quali nel 2022 le imprese pagavano il 23,6% e i lavoratori il 4,7%.

    Dal 2023, con l’entrata in vigore di questo meccanismo, le aziende pagheranno il 24,1% e i lavoratori il 4,8%.

    Per quanto riguarda la fine di questa nuova tassa nel 2023, il denaro raccolto sarà utilizzato esclusivamente per alleviare la spesa pensionistica.

    Infatti, la sua attuazione porterà a un aumento del Fondo di riserva, che verrebbe attivato in modo da non intaccare le pensioni in caso di problemi temporanei tra le spese e le entrate della previdenza sociale.

    Questa tassa terminerà nel 2032, momento in cui il governo analizzerà la situazione delle pensioni e le previsioni di spesa per capire se il denaro raccolto consentirà di evitare di ridurre l’importo delle pensioni.

    Franco Leonardi

     

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