Cari amici senderisti, oggi vi parlerò di uno splendido e poco noto percorso nel mio prediletto altopiano di Teno. Inoltrandoci per circa 200 mt sulla deviazione verso il paesino di Los Carrizales, indicata da una segnaletica dopo quasi 9 km sulla TF-436 che da Santiago del Teide corre a Buenavista attraverso la celeberrima Masca, in corrispondenza di una curva a gomito vedremo un edificio disabitato fronteggiato da un piccolo spiazzo in cui parcheggiare.
Il percorso inizia a pochi metri su una comoda pista, che però presto si restringe e inerpicandosi diventa sassosa… il primo batticuore ce lo dà già da lontano la visione di una spettacolare e vertiginosa scalinata di grossi sassi, incredibilmente costruita in altri tempi a sola forza di braccia, alla cui sommità ci attendono un’implacabile svolta ad angolo acuto sospesa sul precipizio e subito dopo lo splendido cromatismo del bruno della montagna sul fondale blu dell’oceano.
Il secondo nodo in gola ce lo propone più avanti una stretta e scivolosa discesa, che curvando bruscamente a destra lascia indovinare sul margine sinistro il burrone direttamente sottostante… oltrepassato anche quest’ostacolo e la successiva serpeggiante salita, oltre uno sperone roccioso inizia la discesa verso il mare, inaspettatamente interrotta a metà strada dalla sorprendente apparizione di un’isolata casa diroccata, fronteggiata da una “era”, come qui chiamano gli ampi spazi circolari delimitati da pietre in cui gli agricoltori trebbiavano i cereali.
Da lì si ammira l’abbacinante panorama dell’isola della Gomera sospesa tra oceano e cielo, ma rattrista la visione – oggi così frequente a Tenerife – di una casa colonica in rovina e dei desolatamente abbandonati campi circostanti, in cui tempo fa una famiglia di agricoltori produceva cibo per sé e per gli abitanti della città, ai quali poteva venderlo solo trasportandolo per chilometri sullo stesso scosceso sentiero che noi oggi con piacevole batticuore percorriamo per diletto… ma che per quegli umili eroi di una tanto dura e oggi quasi inconcepibile esistenza era l’imprescindibile via di sopravvivenza.
Tempo fa in quella casa e in quei campi hanno vissuto, amato, sofferto e faticato persone, giocato e riso bambini che poi nell’alternarsi delle stagioni vi sono diventati adulti e anziani… ed al crepuscolo, dopo una giornata di duro lavoro, doveva essere piacevole sedersi sul muretto dell’era – proprio dove anche noi due ci siamo seduti – ad contemplare la sagoma azzurrina della Gomera tra gli ultimi bagliori del sole cadente nell’oceano, ed a sognare il chimerico e irraggiungibile mondo oltre la guardiana isola dirimpettaia.
Ora solo gli escursionisti ogni tanto rompono il silenzio che regna nella casa abbandonata dal tetto sfondato e nei campi dove una volta i suoi abitanti con dura fatica ricevevano sostentamento dalla Terra.
Non recrimino sull’inevitabile… ma attraverso i decenni o i secoli mi è sembrato di udire le loro voci nell’era, e ho rivolto a quegli eroi di altri tempi un pensiero reverente e grato, fantasticando che una sera stellata, tanto tempo fa oltre i gorghi del tempo, il vento possa avergli bisbigliato il mio saluto.
Francesco D’Alessandro