Come sarà il futuro per l’acqua?
Si tratta di reti di polipropilene, di pochi metri quadri, appese tra due pali che, collocate sottovento, aspettano pazientemente la nebbiolina provocata dalle nuvole, le cui gocce d’acqua resteranno bloccate nelle maglie per poi scivolare lentamente in alcuni recipienti.
È una tecnica semplice ed efficace: un metro quadrato di rete può recuperare in una sola giornata fino a 14 litri d’acqua.
Nella città di Alto Patache (Cile settentrionale), l’ateneo ha creato un centro di ricerca su questa tecnologia che è stata brevettata in Cile e successivamente esportata in Perù, Guatemala, Repubblica Dominicana, Nepal, Namibia e nelle spagnole isole Canarie.
L’acqua recuperata ha lo stesso sapore dell’acqua piovana, ma non è completamente potabile poiché contiene minerali marini e può essere portatrice di batteri, però la sua trasformazione in acqua potabile non è complicata e nemmeno troppo costosa, oppure si può utilizzare subito per irrigare o l’igiene.
Utilizzare l’umidità della nebbia per ricavarne acqua è un’idea antica, già messa in pratica dagli indigeni del Sud America che recuperavano l’acqua che colava lungo le scogliere.
Queste reti rappresentano una buona soluzione per la fornitura idrica privata in alternativa a quella desalinizzata delle isole.
Case History: nel minuscolo borgo di La Vega, arroccato sulle colline del nord di Tenerife, “raccolgono” la nebbia.
Dal 2018, il signor González Pérez e sua moglie, quando la pioggia scarseggia nei mesi estivi, si affidano alla raccolta della nebbia per innaffiare i loro terreni agricoli.
In una buona giornata, raccolgono quasi 500 litri d’acqua al giorno.
Le goccioline di nebbia sospese cadono dalle reti e scorrono attraverso dei tubi sino al serbatoio di stoccaggio.
Ma questo non è solo un progetto per piccoli agricoltori.
Nel 2020, la Commissione europea ha collaborato con il governo locale della vicina Gran Canaria per finanziare il progetto di raccolta della nebbia “Life Nieblas”.
L’acqua nebulizzata raccolta soddisfa gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla sicurezza dell’acqua potabile e ha fornito alle comunità isolate una risorsa molto necessaria per decenni.
A causa delle loro elevate altitudini e dell’abbondanza di nebbia, oltre alle loro sfide uniche per l’approvvigionamento idrico, le Isole Canarie sono rimaste al centro della ricerca sulla raccolta della nebbia, in particolare Tenerife e Gran Canaria.
A parte i materiali iniziali e i costi di costruzione, la raccolta della nebbia è un’operazione a basso consumo energetico, le cui strutture, come le reti, possono integrarsi più facilmente negli ambienti naturali rispetto alle turbine eoliche o ai pannelli solari.
“La raccolta della nebbia non consuma energia e non influisce su altre risorse naturali”, afferma un architetto tecnico di Tenerife che gestisce l’azienda Nieblagua che ha installato circa 100 collettori di nebbia nelle Isole Canarie, nella Spagna continentale e in Portogallo.
Per le regioni assetate e colpite dalla siccità, ciò può significare la differenza tra la sopravvivenza e la desertificazione, soprattutto quando in un’area sono installati più “cacciatori di nuvole”.
Ad Arafo, sull’isola di Tenerife, 12 cacciatori di Nieblagua forniscono circa 100.000 litri all’anno a nuove piantagioni di mandorli.
Andrea Maino
Testo liberamente tratto da
https://www.internazionale.it/notizie/2016/05/24/nebbia-deserto-atacama-cile
https://www.csmonitor.com/Daily/2022/20221109