L’Airef avverte della necessità di avere un tasso di riferimento fiscale per fare i bilanci.
Senza nuovi bilanci generali in vista e con il prevedibile scenario di una proroga, questo lunedì il governo di Pedro Sánchez ha presentato il nuovo piano di bilancio inviato domenica a Bruxelles.
Con gli ultimi dati macroeconomici in linea con le revisioni dell’INE, e avvolto da un certo ottimismo – come sottolinea l’Airef per non aver tenuto conto dei rischi al ribasso -, il Ministero dell’Economia prevede un aumento fino a tre decimi per le previsioni del PIL per il 2023 (2,4%), e solo una revisione al ribasso di quattro decimi per il prossimo esercizio finanziario del 2024 (2%).
E non sono solo le previsioni del PIL a essere ottimistiche.
Lo sono anche quelle relative al tasso di disoccupazione – 10,9%, con la creazione di 700.000 posti di lavoro a tempo pieno tra il 2023 e il 2024 – o quelle che si riferiscono al deficit e al debito pubblico, le cui previsioni sono rispettivamente del 3,9% e del 3% – nel caso del debito, per il 2023 e il 2024 – e del 108,1% e del 106,3% del PIL per questi due anni, il che secondo il governo di Pedro Sánchez è un “riflesso dei miglioramenti strutturali e delle politiche progressiste” dell’attuale esecutivo in carica.
Ciò che il governo non dettaglia – sebbene compaia in piccolo nel documento inviato all’Europa – è la pressione fiscale prevista per questo piano di bilancio, che finirà per essere incanalata attraverso le attuali imposte sul reddito e sul patrimonio, ed è persino possibile che si inizi a tassare attraverso il Meccanismo di Equità Intergenerazionale, tramite le pensioni.
Va ricordato che quest’ultima imposta, in procinto di essere valutata dal TC, come L’OBIETTIVO ha potuto apprendere da fonti legali, è stata impugnata da amministrazioni come quelle di Madrid e dell’Andalusia.
Si tratta di una pressione fiscale che, sulla carta, è predeterminata da un aumento dello 0,5% del PIL, circa 7.000 milioni di euro, che contrasta con le inesistenti informazioni che le richieste che i partiti filo-indipendentisti e nazionalisti fanno al Governo in cambio del loro voto a favore dell’investitura finiranno per significare per le casse pubbliche.
Inoltre, il documento include anche una somma di 9.000 milioni di euro in voci di spesa corrente, attribuita allo sviluppo dei fondi di Nuova Generazione, che in linea di principio va contro il regolamento del Piano di Recupero e Resilienza, come ha sottolineato a suo tempo L’OBIETTIVO.
Tabella delle entrate del Piano di bilancio della Spagna, ultima revisione inviata il 15 ottobre a Bruxelles. Fonte: Ministero dell’Economia.
Il Governo sostiene che le previsioni inviate per tempo a Bruxelles hanno tenuto conto del contesto internazionale e geopolitico, nonché del contesto del rialzo dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea.
Nonostante ciò, la voce di spesa relativa agli stipendi dei dipendenti pubblici e dei pensionati non viene modificata, dato che il governo stima un maggior contributo della domanda internazionale e dei servizi non turistici.
Non a caso, il dato del PIL per il 2024 è stato rivisto al ribasso, sulla base del rallentamento dell’economia europea, ma annunciando un ottimo funzionamento del mercato del lavoro e una capacità di finanziamento del settore estero del 3,5%, che, secondo il governo spagnolo, ci pone con una capacità sufficiente per ridurre la posizione di debito netto al di sotto del 60%.
Secondo il Governo, ci sono elementi per valutare che la domanda interna – consumi e investimenti – aumenterà nel 2024, e quindi la Spagna crescerà più del resto delle economie sviluppate, fornendo fiducia, certezza e credibilità.
Nel frattempo, il governo non spiega nemmeno cosa succederà con le misure covid – scadono nel dicembre 2023 – mentre sottolinea la buona risposta al contributo di riscossione di tasse come la plastica, le grandi fortune e le imposte su energia e banche.
L’erario incassa a malapena 624 milioni con la tassa sui ricchi: solo Madrid contribuisce al 90%.
L’organismo presieduto da Cristina Herrero, successore di José Luis Escrivá, attuale Ministro della Sicurezza Sociale, considera “ottimistica” la crescita della domanda interna prevista dal governo, dato l’inasprimento delle condizioni di finanziamento dell’economia – il cui effetto richiede almeno 18 mesi per essere percepito -, la scadenza delle misure per mitigare l’impatto dell’inflazione e il peggioramento della fiducia delle imprese e delle famiglie.
L’Airef pone l’accento anche sul Rapporto sulla situazione economica spagnola, i cui risultati non sono noti al pubblico, che aiuterebbe a stabilire un tasso di riferimento, necessario fondamentalmente alle comunità autonome per redigere i loro bilanci.
Anche il parere del governatore della Banca di Spagna non trascura la questione. In un’intervista al Financial Times, Pablo Hernández de Cos sottolinea la necessità di “riforme strutturali per questo Paese, al fine di aumentare la produttività e ridurre il tasso di disoccupazione, il deficit strutturale e il rapporto debito/PIL”.
Oltre a ribadire la necessità che la Spagna intraprenda il consolidamento fiscale con un programma pluriennale dettagliato, Hernández de Cos afferma anche che non si può escludere una crescita negativa nel terzo trimestre, con un elemento aggiunto allo scenario macroeconomico, come la nuova guerra in Medio Oriente, una circostanza che non aiuterà a stimolare né la fiducia né i consumi.
Luci rosse nell’economia spagnola: il PIL nel 2024 oscillerà tra il -1% e l’1%.
Franco Leonardi