Lavoratori autonomi
Le multe dell’erario.
Il solo pronunciarlo fa venire il mal di testa a più di qualcuno perché, non c’è dubbio, le infrazioni imposte dall’Agenzia sono uno dei peggiori incubi dei lavoratori autonomi e dei piccoli imprenditori.
Per evitare che ciò accada, è bene conoscere le sanzioni che possono essere comminate in caso di mancato rispetto degli obblighi fiscali.
Queste vanno dalla mancata presentazione della dichiarazione dei redditi in tempo (nel caso di persone fisiche e lavoratori autonomi), alla dichiarazione dell’IVA o al pagamento dell’imposta sulle società, fino alla mancata dichiarazione di tutti i redditi percepiti.
Le multe erariali sono sanzioni imposte dall’Agenzia quando una persona giuridica (o fisica) come un lavoratore autonomo o un imprenditore non rispetta le norme fiscali stabilite che regolano le attività economiche.
Secondo quanto stabilito dalla nostra Corte, le multe devono sanzionare un comportamento in cui vi sia una violazione dell’ordinamento giuridico; nel caso delle sanzioni fiscali, deve trattarsi di violazioni della legge fiscale e di un intento fraudolento.
Purtroppo, però, l’Agenzia tende a emettere multe e sanzioni in modo eccessivamente automatizzato, senza tenere conto che spesso il comportamento del contribuente non è fraudolento, ma è frutto di errori o di ignoranza del sistema fiscale.
In ogni caso, se riceviamo una notifica in cui veniamo sanzionati per uno dei motivi spiegati di seguito, è consigliabile rivolgersi a uno dei canali disponibili per assicurarsi di avere un esperto di diritto tributario.
In questo modo potremo capire la portata dell’infrazione e sapere cosa possiamo fare e quali scadenze abbiamo.
Le multe fiscali più comuni
Le principali infrazioni fiscali a cui possono andare incontro coloro che hanno un’azienda o sono lavoratori autonomi sono indicate nella Legge 58/2003, del 17 dicembre, Legge Generale sulle Imposte (LGT), agli articoli da 191 a 206.
Tra le più importanti ricordiamo le seguenti:
Mancato pagamento puntuale di tutto o parte del debito fiscale, in conformità alle disposizioni dell’articolo 191 della LGT.
L’infrazione può essere lieve, grave o molto grave a seconda delle circostanze e le sanzioni dell’amministrazione fiscale vanno dal 50% al 150% (a seconda che siano lievi, gravi o molto gravi) del risultato dell’accertamento.
L’articolo 192 della LGT stabilisce la necessità di presentare le diverse dichiarazioni in modo completo, corretto e puntuale.
In caso di omissione, il responsabile rischia una possibile sanzione con un importo fisso compreso tra 200 euro e 400 euro, o una multa con un importo proporzionale all’importo non pagato, compreso tra il 50 % e il 150 %.
La multa del fisco per la mancata dichiarazione del reddito nella relativa dichiarazione dei redditi è una delle sanzioni più comuni, motivata da chi pensa di non dichiarare parte del proprio reddito per evitare che il fisco si prenda la sua parte di torta.
Un reato la cui multa può essere molto costosa perché, secondo l’articolo 191 della LGT, la sanzione va dal 50% dell’importo non dichiarato (nel caso di un reato minore), fino al 150% nel caso di reati molto gravi.
Dal canto suo, l’articolo 199 della LGT stabilisce che una presentazione incompleta, inesatta o falsa (e anche la presentazione con mezzi diversi da quelli elettronici, quando è obbligatorio farlo), costituisce un reato con un importo fisso che va da 150 a 250 euro.
Richiesta e riscossione indebita di un rimborso fiscale
Se è stato richiesto indebitamente un rimborso fiscale (anche se involontariamente), gli articoli 193 e 194 della LGT stabiliscono che si incorre in una sanzione.
Per questo reato, l’ammenda è fissata tra il 15% della base che è stata indebitamente richiesta e il 150%, che può essere pagata se è stata impropriamente riscossa.
Tutti gli imprenditori e i lavoratori autonomi hanno l’obbligo di tenere una registrazione corretta e ordinata degli acquisti e delle spese nei libri contabili corrispondenti, come stabilito dall’articolo 200 della LGT. L’inosservanza di tale obbligo comporta una multa da 150 a 6.000 euro.
Un altro obbligo delle imprese e dei lavoratori autonomi è quello di emettere, inviare e conservare correttamente le fatture dei clienti e/o dei fornitori.
L’inosservanza può comportare sanzioni minori da parte del fisco, con multe dell’1 o 2 % della base delle transazioni, o sanzioni gravi fino al 75 %.
L’articolo 201a della LGT prevede una multa per l’utilizzo e il possesso di software non conformi alle specifiche richieste dalla normativa vigente e che consentono (tra l’altro) di tenere due conti in un’unica società.
Le multe associate a questo tipo di violazione sono fisse e vanno da 1.000 euro per ogni sistema o programma fino a 50.000 euro per ogni esercizio in cui è stata effettuata la doppia contabilità.
Infine, l’articolo 206 della LGT specifica che i datori di lavoro sono tenuti a presentare ai propri dipendenti e fornitori un certificato delle ritenute effettuate sulle fatture o sulle buste paga.
L’inadempienza comporta una multa di 150 euro.
Cosa succede se non posso pagare una multa fiscale?
Se l’Agenzia ci ha comminato una multa (che è una sanzione amministrativa), abbiamo un periodo di tempo per pagare che si chiama voluntary.
Se questo periodo è trascorso e non abbiamo pagato, l’Agenzia delle Entrate applicherà la procedura di riscossione coattiva e inizierà una procedura esecutiva, con la quale si procede alla riscossione dei debiti dovuti e non pagati durante il periodo di pagamento volontario.
Se paghiamo dopo la scadenza del periodo volontario, ma prima dell’inizio della procedura esecutiva, la maggiorazione della multa sarà del 5%, mentre se paghiamo durante il termine sarà del 10%.
Se si attende la scadenza del termine per la procedura esecutiva, la maggiorazione sarà del 20% e l’amministrazione potrà anche imporre interessi di mora.
In altre parole, più lungo è il periodo di tempo trascorso senza pagare, più alta sarà la sovrattassa.
Infine, se non paghiamo i nostri debiti al fisco, l’articolo 169 della LGT stabilisce che i nostri beni saranno sequestrati.
A tal fine, la legge stabilisce un ordine in cui la prima cosa ad essere sequestrata sono i contanti o il denaro detenuto in conti bancari, seguiti dal denaro proveniente da stipendi, salari e pensioni.
Tuttavia, secondo la legge di procedura civile, non è possibile sequestrare i redditi (stipendio, salario, pensione, retribuzione o equivalente) che non superino il salario minimo, fissato per il 2023 a 1.080 euro.
Ciò non significa che non possano essere sequestrati altri beni oltre a questi redditi.
Infine, è bene ricordare che il termine di prescrizione per le multe fiscali, ai sensi dell’articolo 66 della Legge generale sulle imposte, è di 4 anni.
Giovanni Trapani