Mi sto interessando ultimamente a un’innovativa tecnica di diagnosi che è propria dell’otorinolaringoiatria ma che è confinante con il mio campo di interesse, dovuto al fatto che le emicranie correlate alle malocclusioni e quelle correlate a disturbi vestibolari, ossia legati a patologie dell’orecchio interno, vengono spesso confuse in sede diagnosi.
L’emicrania vestibolare è solo una delle tante forme in cui l’emicrania si manifesta ed è particolarmente penalizzante per il paziente, ma in compenso, con la dovuta attenzione, ci fornisce segnali di chiara interpretazione.
L’orecchio interno è responsabile del senso dell’equilibrio, dell’orientamento spaziale e, in parte, della coordinazione motoria.
Pertanto i sintomi premonitori a volte non sembrano avere nulla a che fare con un problema dell’orecchio perché possono includere una gran sete, variazioni umorali, desiderio prepotente di cibi specifici come in gravidanza, ipersensibilità alla luce e ai suoni.
Durante l’attacco di emicrania vestibolare i capogiri la nausea e i disturbi visivi sono la tripletta più classica mentre, dopo l’attacco, la spossatezza che può durare anche a lungo.
Per questo è importante capire nel suo insieme la vita del paziente ed è importante che il paziente non decida da solo quali elementi del suo malessere vale la pena di raccontare e quali no.
In questo caso non è possibile chiudere in poche parole l’argomento della cura perché il puzzle dei sintomi può variare moltissimo e la composizione e il dosaggio dei principi chimici che possono contenerli è strettamente individuale e soggetta a variazioni sensibili nel corso delle terapia.
Tuttavia, mentre in passato era una sfida interessante ma piena di incognite anche per un bravissimo otorino, oggi, con l’aiuto di nuove tecniche e macchinari in grado di “leggere” le anomalie del funzionamento dell’orecchio interno, sarà più facile concretare diagnosi ben mirate e di conseguenza terapie efficaci.
Dott. Alessandro Longobardi