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    Gli zoo, strumenti chiave contro l’estinzione delle specie

    Foto di Cristiano Collina

    Il lavoro dei centri accreditati come il Loro Parque è stato uno dei temi caldi del simposio annuale della European Aquatic Mammal Association.

    Oltre 100 esperti di mammiferi acquatici provenienti da tutto il mondo hanno concluso la serie di conferenze tenute nell’ambito del 52° simposio annuale dell’Associazione Europea per i Mammiferi Acquatici (EAAM), un’organizzazione no-profit creata nel 1972.
    Tra gli esperti di mammiferi acquatici vi sono biologi, veterinari, zoo e comportamentisti, scienziati, studenti e altri che dedicano una quantità significativa di tempo al benessere e alla conservazione dei mammiferi marini, sia nella cura umana che in natura.
    Il fatto che quest’anno l’evento si sia tenuto a Tenerife è una diretta conseguenza della qualità dell’isola come sede di eventi di ogni tipo.
    In questo caso, il Governo delle Canarie e il Turismo di Tenerife hanno sponsorizzato questo incontro organizzato dal Loro Parque e tenutosi nelle strutture dell’Hotel Botánico & The Oriental Spa Garden.
    Una delle questioni più rilevanti affrontate è stata la connessione tra il lavoro dei giardini zoologici accreditati e lo sviluppo dei progressi scientifici che consentono loro di intervenire in natura con le conoscenze necessarie per mitigare e persino annullare le minacce.
    Lorenzo Von Fersen, attuale responsabile del comitato per la conservazione dell’EAAM, lo ha spiegato molto chiaramente.
    “Dopo la terribile situazione che ha colpito quest’anno i delfini del fiume Tefé in Brasile, in cui più di 160 delfini amazzonici sono morti a causa della siccità, la collaborazione con esperti di diversi zoo, che hanno fornito conoscenze sulla gestione e sulla biologia di queste specie, ha reso possibile il salvataggio e il recupero degli esemplari superstiti”.
    Questa collaborazione non si limita ai mammiferi acquatici, ma si estende alle azioni di conservazione di tutte le specie a rischio, in un contesto in cui l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) riconosce il 25% dei mammiferi marini come a rischio.
    Altre protagoniste del simposio sono state le orche dello Stretto di Gibilterra, famose per essere apparse sui media per aver interagito e causato danni alle imbarcazioni della zona.
    Il problema sembra essere multifattoriale.
    Inoltre, non ci sono troppi elementi ludici in mare e i timoni delle barche e il getto di bolle dalle loro eliche sembrano attirare soprattutto i giovani, ha spiegato il dottor Renaud.
    Il fatto che questi comportamenti si verifichino in aree specifiche potrebbe essere dovuto alla trasmissione di questo comportamento dai genitori alla prole, quindi si tratterebbe di atteggiamenti tipici di alcuni gruppi di orche.
    Il CIRCE (Spazio di riferimento per la ricerca, l’educazione e la conservazione dell’ambiente marino nella Penisola Iberica) ha condotto uno studio sulle interazioni con le orche osservate negli ultimi 3 anni sulle coste della Penisola Iberica, di cui il Loro Parque è collaboratore.
    La ricerca ha fornito numerosi dati sulla dinamica della popolazione, la fluidità della struttura sociale, il comportamento e la trasmissione culturale dell’orca iberica.
    Per quanto riguarda le interazioni con le barche a vela, dallo studio emergono diverse raccomandazioni: in caso di incontro, non fermare l’imbarcazione per ridurre il tempo di interazione e il rischio di danni; creare rotte che rispettino le aree con le orche e, la più innovativa: un sistema anti-rottura del timone, frutto del lavoro tra la Fondazione Loro Parque e l’Università di Cadice.
    Franco Leonardi

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