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    K.H. la nuova sfidante di Donald Trump per le elezioni di Novembre, è donna e nera

    Entra in campo quando ormai il grosso dei duelli televisivi Trump li ha consumati con un avversario fantasma che, non ponendo domande sensate e non fornendo risposte sensate, ha nullificato la possibilità di sviluppare tanto gli argomenti propri che quelli altrui.

    Entrare in gara come in una staffetta a un passo dal traguardo, ha infine risparmiato alla candidata a sorpresa di affrontare un gigante per tutta la durata della campagna e rimischiare le carte a sorpresa. 

    Piaccia o non piaccia Trump, un braccio di ferro con lui è un gioco per gente che sa giocare, è il simbolo iconico del capitalismo americano old school. 

    Solo in un momento così critico assume, per dircela tutta, un aspetto rassicurante, essendo ancora un uomo non totalmente schiacciato sotto il tacco di padroni invisibili e onnipotenti.

    Lei rappresenta il capitalismo new school che ha cancellato la figura del leader forte e delle posizioni squadrate e poco elastiche. 

    La sinistra capitalista, capitanata in tutto il mondo da individui di nessuno spessore, è imperialista, liberista, si tinge di arcobaleni, mangia vegano e finge che il fascismo esista ancora per non ammettere che la sinistra convertita al neoliberismo e la destra convertita al neoliberismo si scannano in un circuito interno per stabilire chi delle due deve mangiarsi il mondo, ma le differenzia il fattore estetico, il linguaggio simbolico e poco altro.

    Ma a questo punto chi sceglierà la mossa decisiva del continente americano in una partita così pericolosa come quella che stiamo combattendo?


    Se fossi Trump sarei preoccupato, la nostra Meloni che ci fa vedere le mutande della figlia mentre scende dall’aereo in visita ufficiale niente meno che in Cina, ci insegna che gli esperti di immagine oggi sanno che il pubblico incolto e istintivo, non vuole vedere più Churchill e De Gaulle, non capirebbe una cicca di ciò che dicono, ha bisogno di immedesimazione immediata come quando vede la reclame dei sofficini. 

    La presentazione della donna che dovrebbe evitare una terza guerra mondiale infatti, è tutto un carosello di bambini felici con nutella e Kamala, gattini bianchi e Kamala. 

    Kamala ai fornelli che si prende cura di una sana famiglia americana come comanda Iddio, eroi di Marvel e cantanti analfabeti che saltano felici perché una donna di pelle scura porta con sé tutte le doti per evitare il tramonto di un continente.

    E’ un Obama 2.0, l’effetto estetico di rottura che permette agli americani  di fare le pernacchie ai non americani e strillare: Yes in America you can!

    La mia modesta opinione è che Trump ha riiniziato a sorpresa una partita iniziata, truccata. 

    Nella prima fase chiudeva con 3 game di vantaggio a seguito dell’attentato appena subito, nel giro di 48 ore l’attentato diventa una cosa di cui si parlava la settimana scorsa perché la notizia più nuova è abbastanza cicciona per la stampa spazzatura, per i talk show, per i vignettisti e i leccapiedi del potere atlantico, per riaprire la partita.  

    E di fatto, secondo me, la partita si è riaperta e il momento di riaprirla e il modo credo proprio che fossero stabiliti fin dapprincipio perché, chapeau, come mossa strategica è davvero molto ben pensata.

    Claudia Maria Sini

     

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