La raccolta dell’acqua dalla nebbia si è dimostrata una buona alternativa di fronte alla scarsità di precipitazioni.
Mariano Hernández Zapata, Ministro della Transizione Ecologica e dell’Energia, ha dichiarato che la raccolta di acqua dalla nebbia nelle Isole Canarie dovrebbe essere una scommessa per il futuro.
Ha sottolineato il probabile scenario di precipitazioni sempre più scarse a causa dei cambiamenti climatici.
Il Ministro ha risposto così, in commissione parlamentare, alla deputata socialista Alicia Vanoostende.
Quest’ultima gli ha chiesto informazioni sui piani del governo delle Canarie per lo sviluppo dei collettori di nebbia.
Hernández Zapata ha sottolineato che i collettori di nebbia si sono evoluti per catturare microscopiche gocce di nebbia.
Hanno anche ridotto le loro dimensioni e aumentato la loro capacità di raccolta.
Il Dipartimento ha avviato un progetto sperimentale in collaborazione con il Cabildo de Lanzarote.
Il progetto è stato realizzato sulle cime del Famara.
I ricercatori dell’ Università di La Laguna hanno già effettuato dei test sulla captazione dell’acqua per irrigare le piantagioni di flora autoctona.
Queste sono ancora in buone condizioni dopo aver smesso di essere irrigate con il metodo convenzionale nel marzo 2022.
L’anno scorso sono stati raccolti 326 litri d’acqua con questi collettori su una superficie ridotta.
Nel 2024 sono già stati raccolti 245 litri.
Questo ha portato alla loro installazione nel giardino di un ristorante e nelle strutture della squadriglia di sorveglianza dell’Aeronautica Militare a Peñas del Chache.
Sono stati installati collettori anche per gli abbeveratoi degli uccelli selvatici a Famara.
L’assessore ha dichiarato che si cercheranno finanziamenti per nuovi progetti su altre isole.
L’esperienza con questo tipo di tecnologia è stata molto fruttuosa.
Ha dimostrato di essere ideale per catturare l’acqua grazie all’influenza del mare di nuvole sulle isole.
Il progetto, sviluppato dall’Istituto di ricerca agricola delle Canarie, è stato presentato lo scorso febbraio all’Università dell’Arizona.
Alberto Moroni