Si dice “infondo” o “in fondo”? “A volte” o “avvolte”? “Apposto” o “a posto”?
E, soprattutto, come si fa a evitare una volta per tutte questi errori di ortografia così comuni nella lingua italiana?
Scopriamolo insieme in questa veloce guida, ricca di semplici ma efficaci trucchi per non sbagliare più
A volte è il correttore automatico che usiamo a farci incorrere in una figuraccia, altre volte, diciamocelo, qualche dubbio assale perfino i più esperti, dato che la grammatica italiana è sempre piena di tranelli.
Niente paura, però: il primo passo per ovviare a un errore di ortografia è accorgersene, il secondo andare a documentarsi e il terzo provare a capire meglio come funziona (e come si sta evolvendo) la nostra lingua, così da padroneggiarla senza più incertezze.
• in fondo e non infondo: in fondo è sinonimo di in fin dei conti (a sua volta separato), mentre infondo è la 1° p.s. dell’indicativo presente del verbo infondere.
Quindi si dirà “In fondo, questo libro non mi è dispiaciuto”, ma “Come autore infondo sempre un po’ di coraggio a chi legge le mie opere, o almeno ci provo”;
• a volte e non avvolte: a volte è sinonimo di alle volte (a sua volta separato), mentre avvolte è il participio passato femminile plurale del verbo avvolgere.
Ecco perché è corretto dire “A volte leggo anche più romanzi al mese”, e “Le copertine di questi romanzi vengono spesso avvolte da una sovracoperta colorata”;
• a posto e non apposto: a posto è sinonimo di al suo posto, in ordine (a loro volta separati), mentre apposto è il participio passato del verbo apporre.
Ne consegue che si può affermare “Anche se non hai ancora finito di leggere Guerra e pace, è tutto a posto”, oppure “Il segnalibro che hai apposto tra le pagine è di legno o di cartone?”;
• a fianco e non affianco: a fianco è sinonimo di a lato (a sua volta separato), mentre affianco è la 1° p.s. del presente indicativo del verbo affiancare.
L’uso corretto è, allora, quello delle frasi “Sam è sempre stato a fianco di Frodo Baggins” e “Come ogni aiutante magico, anche io affianco il mio eroe in ogni momento”;
• riguardo al… e non riguardo il…: riguardo a… è sinonimo di in merito a… (a sua volta con la preposizione), mentre riguardo il… è la 1° p.s. del presente indicativo del verbo riguardare (cioè guardare di nuovo, oppure concernere).
Pertanto: “Riguardo a quel thriller, ti darò la mia opinione”, ma “Riguardo il tuo racconto in questi giorni e ti do la mia opinione”;
• c’entra e non centra: c’entra è sinonimo di ha a che fare (a sua volta, espressione con più parole), mentre centra è la 3° p.s. del presente indicativo del verbo centrare, cioè cogliere, individuare con precisione.
Ergo, va bene scrivere: “Che c’entra Manzoni con D’Annunzio?” e “Chi fra voi centra il nocciolo di questa frase di Boccaccio?”;
• aeroplano e non areoplano: per ricordarselo, basta pensare alla parola di uso poetico aere (che sta per aria), in cui le prime due vocali sono vicine, e non separate dalla r. Si dirà quindi aeroporto, aeronautica, aereo, aerospaziale, aerosol e così via: imparata una, imparate tutte;
• accelerare e non accellerare: anche stavolta per non sbagliare ci viene in aiuto un’altra parola, cioè l’aggettivo celere (che significa veloce).
“Ho accelerato con la lettura perché ero curioso di sapere come finiva la storia” significa, dunque, che ho letto a un ritmo più celere, più spedito, e non certo più cellere (che infatti non esiste);
• purtroppo e non pultroppo: questo avverbio viene dall’unione dei termini pure e troppo.
Si può capire pertanto il suo significato nella frase: “Anche se è troppo, pure se è troppo (sott. accettare o credere che sia così), la verità è che nell’epilogo il protagonista muore davvero”;
• soprattutto e non sopratutto: soprattutto è un avverbio che vuol dire essenzialmente (a sua volta con una doppia consonante, la s), mentre sopra tutto (staccato e con una t) significa al di sopra di qualunque altra cosa.
Si dice, allora, “Amo soprattutto i gialli” e “Appoggia pure questo volume sopra tutto il resto, per favore”.
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