I pellegrinaggi a Villa Mariana si sono consolidati come una festa popolare, con migliaia di fedeli che percorrono gli antichi sentieri utilizzati fin dai tempi degli indigeni.
La dichiarazione del Camino Viejo de Candelaria come Bene di Interesse Culturale, con la categoria di Sito Storico, è un meritato riconoscimento del suo valore patrimoniale e del suo ruolo nella storia.
Sebbene la festa ufficiale della Vergine di Candelaria si celebri il 2 febbraio, la festa dei ceri, la devozione alla Santa Patrona delle Isole Canarie ha un posto speciale anche il 15 agosto.
Tradizionalmente, i pellegrinaggi alla città mariana di Candelaria vengono effettuati a cavallo o a piedi da diverse parti di Tenerife e sono diventati una celebrazione popolare, che riunisce migliaia di fedeli che percorrono gli antichi sentieri utilizzati storicamente fin dai tempi degli indigeni per rendere omaggio e adempiere alle loro promesse.
Le due celebrazioni hanno origini diverse e si sono mantenute nei secoli.
Quella del 2 febbraio è più strettamente legata alla tradizione cristiana, mentre quella del 15 agosto è profondamente radicata nelle usanze e nelle credenze degli antichi canari.
La tradizione orale delle celebrazioni della Candelaria ha sempre differenziato le due feste.
Il 2 febbraio, che commemora la Purificazione della Vergine e ha un carattere più religioso, con una messa solenne nella Basilica della Candelaria dove si riuniscono le autorità civili e militari, è stato identificato come “la festa dei ricchi”, mentre il 15 agosto, la data più popolare per il pellegrinaggio, si venera l’Assunzione della Vergine e migliaia di pellegrini provenienti da tutta l’isola percorrono a piedi i diversi sentieri tradizionali nella notte tra il 14 e il 15 fino alla Basilica, è stato riconosciuto come la “festa del popolo”.
Questa data, il 15 agosto, affonda le sue radici nelle usanze culturali dei Guanci, in particolare nella celebrazione di Beñesmet.
Queste celebrazioni si tenevano per festeggiare il raccolto e ringraziare la divinità per la fertilità dei campi e del bestiame in generale.
Iniziavano il 7 agosto e culminavano il 15 dello stesso mese ed erano venerate in tutte le regioni dell’isola di Tenerife.
Era un periodo in cui per 9 giorni scomparivano i confini territoriali dei meceyatos dell’isola ed era possibile spostarsi da una regione all’altra senza creare conflitti tra di esse.
Tra queste rivendicazioni degli indigeni – non fu l’unica in questo senso – nel XVI secolo fu teatro di un importante conflitto a Tenerife: il “Pleito de los Naturales”.
I discendenti dei Guanci, attraverso un processo legale iniziato nel 1587, rivendicarono il loro diritto ancestrale di portare in processione l’immagine della Vergine della Candelaria, confrontandosi con le autorità civili e religiose dell’isola dell’epoca.
Il 2 febbraio 1587, durante la processione della Candelaria, i consiglieri del comune di Tenerife, Gaspar Yanes e Cristóbal Trujillo de la Coba, muniti dei simboli della loro autorità, compirono un atto di forza tentando di strappare ai discendenti guanches il trono su cui veniva portata l’immagine.
Quel giorno, di fronte alla crescente agitazione della folla, sfociata infine in una sommossa, le autorità furono costrette ad annullare la processione.
I discendenti guanches, Pedro Hernández e altri 14, intentarono una causa presso il Tribunale Reale contro i consiglieri sopra citati. La causa fu ammessa al processo e il tribunale si pronunciò il 7 dicembre 1587, risolvendo la controversia a favore dei querelanti.
Gli indigeni, nella loro denuncia scritta, lasciarono una testimonianza di ciò che accadde quel giorno che ci dà un’idea del profondo divario identitario che esisteva nella società:
Un altro degli eventi che fece pendere definitivamente la bilancia a favore dei pellegrinaggi alla Candelaria il 15 agosto fu un triste evento che si verificò durante le visite a Villa Mariana il 2 febbraio.
L’incidente ebbe un esito tragico: cinque donne perirono a causa di una nevicata inaspettata nel 1714 mentre attraversavano la vetta della Candelaria.
La carità della Santa Misericordia permise di dare loro una sepoltura cristiana nella parrocchia di Santa Ana, dove riposano i loro resti.
Questo evento è noto oralmente come “La Flor de la Gorgolana”. Secondo la tradizione, la più giovane delle cinque donne morte, originaria della Gorgolana, per la sua bellezza e il suo tragico destino divenne un personaggio emblematico della tradizione orale di Arafo e Candelaria, il cui ricordo sopravvive in versi popolari:
Anche come toponimo nell’altopiano di Arafo, conosciuto come “La Cama de los difuntos” (Il letto dei morti).
Dopo il suo trasferimento per ordine dell’Adelantado dalla grotta di Chinguaro al vicino luogo di culto guanches di Achibinico e la sua custodia da parte dell’Ordine dei Predicatori o Domenicani, divenne rapidamente un importante luogo di pellegrinaggio cristiano, coesistendo con il potere politico e religioso stabilito a La Laguna.
Come autentici tesori storici, i sentieri tradizionali sono stati essenziali per la vita e lo sviluppo dell’isola di Tenerife fin dall’epoca guanches.
Nonostante il passare del tempo e i cambiamenti del territorio, questi itinerari continuano a essere fondamentali per comprendere la nostra identità e il nostro passato. La loro conservazione è essenziale per preservare il nostro patrimonio culturale.
Attraverso le interviste a donne e uomini, ci siamo resi conto dell’importanza di questi cammini nel passato, dove la fede e la devozione erano i motori che spingevano centinaia di pellegrini a percorrere sentieri lunghi e difficili attraverso paesaggi che erano cambiati con il passare del tempo.
Da quel modesto lavoro si è riusciti a tracciare i percorsi che la popolazione dell’isola utilizzava per recarsi alla Candelaria dalle regioni meridionali e settentrionali e la strada per La Laguna, dove gli abitanti dei diversi comuni si univano per accompagnarsi nel viaggio.
Strade da sud
Questa strada, che conserva ancora diversi tratti dell’antico percorso acciottolato, corre parallela alla strada principale verso sud o strada vecchia.
Partiva da Los Cristianos e arrivava fino a El Escobonal, per poi scendere attraverso Anocheza fino al villaggio di San Juan, San Pedro in direzione della strada di Tonaso (oggi la moderna nomenclatura lo scrive Tonazo) e poi attraversare verso la strada di Socorro fino alla Montaña de Archaco o Gorda e da lì lungo la strada dei Samarines fino a Candelaria.
Ci è stata raccontata un’altra variante, utilizzata dai più abili e giovani dell’epoca, perché si trattava di un percorso più difficile, ma che accorciava i tempi di percorrenza per arrivare a Candelaria: la strada Magiñeñe che, partendo da Guaza, correva parallela alla costa meridionale fino alla spiaggia di Arriba o Las Bajas e si congiungeva con la Montaña de Archaco.
Il percorso settentrionale
Per questo tratto, dai villaggi del nord dell’isola, i pellegrini che partivano da Santa Úrsula, La Matanza e La Victoria salivano fino alla cima, raggiungendo il sentiero Pedro Gil e da lì scendevano ad Arenas negras ad Arafo, passando per i passi di Chegue, attraversando Yoquina vicino a La Cruz del Pino, scendendo fino a Los Toscalitos, per poi collegarsi con il sentiero La Escandalosa al Camino del Socorro, alla Montaña de Archaco, al Camino de Samarines fino a Candelaria.
Chi partiva da Buenavista, Los Silos, Garachico, Icod e La Orotava aveva tre bivi per raggiungere Candelaria, partendo dal comune di La Orotava:
1. da Cañeño ad Arco de Izaña e da lì ad Arenas Negras ad Arafo.
2. Da La Piedad via Mamio e Joco fino ad Arco de Izaña e da lì ad Arenas Negras.
3. Dalla strada Guanche a La Florida fino a La Cruz de la Lajita e poi ad Arenas Negras.
Queste tre biforcazioni da Arenas Negras si ricollegano dai passi di Chegue seguendo il percorso abituale ad Arafo fino a Candelaria.
Camino de La Laguna o Camino Viejo de Candelaria
Si parte da San Bartolomé de Geneto fino a raggiungere la Cuesta de los Tallos a El Rosario e da lì si scende a Tablero per uscire a Barranco Hondo e proseguire per Guadamojete sulla costa, fino a raggiungere Candelaria.
L’importanza di questi sentieri ancestrali risiede nel fatto che sono serviti a rafforzare i legami comunitari, fungendo da punto d’incontro tra il divino e l’umano, e meritano di continuare a lavorare su di essi in modo più esteso per valorizzarli come elementi del patrimonio primordiale, affinché le generazioni future, insieme ai visitatori dell’isola, possano conoscere la ricchezza della nostra storia e delle nostre tradizioni.