Contando anche i congedi per malattia ingiustificati, il volume nella regione si avvicina a 70.000 lavoratori.
Il tasso di assenteismo nella regione è del 9%, 2 punti in più rispetto alla media nazionale e la terza percentuale più alta del Paese.
Randstad ha pubblicato il suo Rapporto trimestrale sull’assenteismo sul posto di lavoro, che analizza l’assenza dei professionisti dal proprio posto di lavoro durante il quarto trimestre del 2023.
Per questo studio, Randstad ha preso in considerazione i dati dell’Indagine trimestrale sul costo del lavoro dell’Istituto nazionale di statistica (INE).
Si evidenzia che, nel quarto trimestre del 2023, 69.316 lavoratori delle Isole Canarie si sono assentati dal lavoro in media ogni giorno, di cui 57.849 congedati per motivi medici e 11.467 senza giustificato motivo.
Il tasso di assenteismo nelle Isole Canarie è del 9%, più rispetto alla media nazionale (6,1%), la prima percentuale più alta dopo i Paesi Baschi (7,9%) e la Galizia (7%).
Il volume di professionisti assenti dal lavoro nella regione è pari al 5,6% del totale nazionale.
Nella realizzazione di questo studio Randstad ha tenuto conto anche delle comunità autonome.
I Paesi Baschi (7,9%), la Galizia e le Isole Canarie (9%) sono ancora una volta le regioni con il più alto tasso di assenteismo.
Seguono Asturie, Cantabria (entrambe con un tasso del 6,7%), Castiglia e León (6,6%), Navarra, Regione di Murcia (entrambe con il 6,5%), Estremadura, Catalogna (entrambe con il 6,3%) e Aragona (6,2%).
Le regioni con il tasso di assenteismo più basso, per un altro trimestre, sono state le Isole Baleari, La Rioja (entrambe con il 5,3%) e la Comunità di Madrid (5,1%).
In termini di settori, Randstad Research rivela che l’industria è il settore in cui si registra il maggior assenteismo, vicino al settore dei servizi, con una percentuale del 6,2%.
Il settore delle costruzioni, invece, presenta il tasso di assenteismo più basso, pari al 4,7%.
I settori di attività specifici con i tassi di assenteismo più bassi nel quarto trimestre del 2023 sono stati le attività legate all’occupazione (2,4%), le attività informatiche, le attività legali e contabili (entrambe con il 3%), le attività immobiliari e l’editoria (entrambe con il 3,1%).
D’altra parte, i tassi di assenteismo più elevati si sono verificati nelle attività di gioco d’azzardo e scommesse (10,6%), nelle attività postali e di corriere (9,8%), nelle attività di assistenza residenziale (9,6%), nei servizi di costruzione e giardinaggio, nelle attività di assistenza sociale senza alloggio (entrambi con il 9,5%) e nelle attività di assistenza sanitaria (9,4%).
Negli ultimi anni le organizzazioni imprenditoriali e il Governo delle Isole Canarie hanno fatto riferimento all’assenteismo come uno dei principali ostacoli allo sviluppo dell’economia canaria.
Insieme alla bassa produttività, lo citano come la causa principale della bassa crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) e della diminuzione del reddito dei canari.
Mentre si continuano a studiare formule per affrontarlo, le Canarie sono attualmente considerate, insieme alla Galizia e ai Paesi Baschi, la comunità autonoma con il più alto livello di assenteismo per inabilità temporanea, con un tasso vicino al 9%.
Dal 2007, prima della grande crisi economica, l’assenteismo nelle Isole Canarie si attestava al 4,6% del totale degli occupati.
Nel 2023, 61.000 lavoratori canari non si sono recati al lavoro in nessuno dei 365 giorni a causa di inabilità temporanea, il che equivale a una media di 25 giorni di assenza all’anno per ciascun lavoratore presi dal totale.
Secondo il rapporto, nel 2023 in Spagna si sono persi più di 396 milioni di giorni lavorativi a causa di processi di inabilità temporanea, il 62% in più rispetto al 2018.
Tra coloro che non si sono presentati al lavoro in nessun momento dell’anno, la cifra sale a 1,1 milioni, ovvero una media di 20 giorni di assenza all’anno per ogni dipendente.
Lo studio rileva che sono molti i fattori sul lavoro e nelle aziende che influenzano l’inabilità temporanea, che si tratti delle condizioni di lavoro, delle politiche e delle pratiche delle risorse umane o della cultura dell’azienda stessa.
Esistono anche importanti fattori esterni al lavoro, come la situazione familiare e il contesto sociale e culturale, tra gli altri.
Una delle ricercatrici del rapporto, Consuelo Mínguez, ritiene che siano rilevanti anche i modi di agire e di affrontare la situazione di incapacità temporanea da parte dei diversi soggetti interessati.
Inoltre, lo studio sottolinea l’importanza di pratiche di gestione corrette che controllino gli abusi e gli usi impropri, individuino le irregolarità e utilizzino le risorse in modo efficiente per una diagnosi, un trattamento e un recupero efficaci.
Non ultimo, si legge, è il ruolo della responsabilità personale nell’uso appropriato delle assenze per malattia, senza utilizzarle come “rifugio per altre necessità non contemplate, e il ricorso a pratiche inappropriate o chiaramente fraudolente”.
È importante distinguere che queste assenze dal lavoro si dividono in due tipi: quelle dovute a contingenze comuni, che comprendono situazioni non direttamente legate all’attività lavorativa del dipendente, e le assenze professionali, che sono dovute a malattie professionali o incidenti sul lavoro.
Nel caso delle assenze dal lavoro dovute a contingenze comuni gestite dalle mutue, l’incidenza annuale si attesta a 409 nuovi processi per mille lavoratori, con un aumento del 67% rispetto al 2013, e del 138% nel caso dei lavoratori che hanno una copertura di contingenza comune nell’INSS, con 414 nuovi processi per mille occupati.
Per quanto riguarda gli imprevisti professionali, l’incidenza è più moderata, con 41,6 nuovi processi per mille lavoratori nel caso delle mutue assicurative e 59,6 processi nell’INSS.
Franco Leonardi