Il mio rapporto con l’Italia da cui manco ormai da 10 anni è destinato a restare conflittuale ma schizofrenico.
Una parte di me continua a ammirare il genio e l’inventiva di un popolo straordinario, l’altra a condannare la sua mollezza nel lasciare andare allo sfascio un paese bellissimo.
Appena rientrato da un convegno a Milano, riporto la sorpresa per le continue raccomandazioni di tassisti e colleghi a non restare solo e non distrarmi per il pericolo assoluto in cui galleggia la città, e la sorpresa per il talento senza limiti di un popolo che meriterebbe o dovrebbe pretendere di meritare, un paese diverso.
L’oggetto del convegno era la possibilità di una elaborazione virtuale di interventi di chirurgia -anche implantologica- che sposta in avanti la frontiera del fattibile, ossia consente di mettere impianti dentali in condizioni che fino a due anni fa sarebbero state considerate impossibili.
Parliamo della chirurgia implantare zigomatica che, di fatto, si basa sul poter ancorare gli impianti non all’osso mandibolare (se questo non è in assoluto possibile) ma allo zigomo.
Come?
Con l’inserzione di barre diagonali che ancorano sul solidissimo osso zigomatico, e con un sistema di vettori di forze che distribuisce i carichi in modo fisiologicamente impeccabile, consentendo di offrire una protesi fissa anche a pazienti sul cui osso mandibolare non è possibile effettuare ricostruzioni sufficienti a sopportare il carico protesico.
Nei casi in cui fosse necessario si può anche ricorrere a una protesi mista, ossia ancorata ad impianti di tipo diverso, inserendo impianti pterigoidei, di cui vi ho parlato nell’ultimo articolo, e impianti endossei tradizionali.
Apparentemente invasiva per il coinvolgimento dell’osso zigomatico, è in realtà una tecnica solo molto difficile che richiede una mano esperta ma, di fatto, è meno traumatizzante e più pulita di una tradizionale ricostruzione ossea seguita dall’implantologia tradizionale.
E’ necessario seguire protocolli molto rigorosi e l’utilizzo di dime chirurgiche che sono di fatto delle guide, per progettare al millimetro profondità e direzione al momento dell’inserimento manuale degli impianti sulla struttura portante.
Per questo, la mera tecnologia, pur di altissimo livello e all’avanguardia, prodotta da un giovane italiano di quelli davvero bravi, non è sufficiente.
La tecnologia fornisce i dati per prendere le decisioni e gli strumenti per eseguirle senza errori, ma, alla fine, sono gli anni di studio e gli anni di pratica ciò che fa la differenza.
Al momento di scegliere la mano che gioca con questi giocattoli raffinati che in pubblicità promettono di fare tutto da soli, come sempre, scegliete medici di lungo corso e, come sempre, diffidate dalle imitazioni.
Dott. Alessandro Longobardi